Losanna, 30 settembre 2025 – Nel panorama dello spettacolo internazionale, la figura di Tilly Norwood, la prima attrice generata dall’intelligenza artificiale (IA), continua a far discutere e a suscitare reazioni contrastanti tra addetti ai lavori e pubblico. Creata dallo studio di talenti IA Xicoia, la sua comparsa evidenzia il crescente impatto della tecnologia sull’industria cinematografica e televisiva, aprendo un acceso dibattito su creatività, lavoro e futuro degli attori in carne e ossa.
La nascita di Tilly Norwood e l’innovazione nell’industria dello spettacolo
Tilly Norwood è un personaggio digitale sviluppato da Particle6 Productions Ltd., specializzata in contenuti innovativi e produzione con intelligenza artificiale. Presentata come un’attrice con un’identità completa – volto, voce, personalità e storie di vita – Tilly è già rappresentata da un’agenzia di talenti e ha ottenuto la sua prima parte in uno sketch comico, in cui esplora scenari futuri della televisione. Fra le sue ambizioni dichiarate, secondo Eline Van der Velden, produttrice e fondatrice di Particle6, c’è quella di farla diventare la “prossima Scarlett Johansson o Natalie Portman”, un traguardo che punta a confermare come l’IA possa ampliare le possibilità creative, superando i tradizionali limiti imposti dai budget.
Van der Velden ha sottolineato più volte che l’era degli attori sintetici non è una prospettiva futura, ma una realtà già consolidata. Grazie all’IA, infatti, le produzioni possono realizzare progetti ambiziosi senza i vincoli economici che spesso frenano la creatività, offrendo allo stesso tempo “un nuovo modo di immaginare e costruire storie” attraverso personaggi dotati di un proprio “arco narrativo evolutivo” e capacità di interazione con il pubblico.

Le reazioni di Hollywood tra entusiasmo e preoccupazione
L’annuncio dell’arrivo di Tilly Norwood ha scatenato reazioni contrastanti nel mondo dello spettacolo. Mentre alcuni fan e addetti ai lavori vedono in lei un’opportunità rivoluzionaria, molti attori temono la concorrenza sleale di un’attrice sintetica. La star di Sister Act, Whoopi Goldberg, che ha recentemente annunciato la sua partecipazione come ruolo ricorrente nella soap Rai3 Un posto al sole a partire da febbraio 2026, ha espresso preoccupazione per il futuro della recitazione dal vivo. Durante una puntata del suo talk show The View, Goldberg ha dichiarato che personaggi come Tilly rappresentano un “vantaggio un po’ sleale” perché sono frutto dell’unione di caratteristiche di migliaia di attori reali: “Ha l’atteggiamento di Bette Davis, le labbra di Humphrey Bogart… È una competizione impari.”
Nonostante questo, la veterana attrice e conduttrice ha sottolineato che le differenze tra esseri umani e intelligenze artificiali permangono, soprattutto nella naturalezza dei movimenti e delle espressioni, e ha invitato a resistere a questa trasformazione, pur riconoscendo che l’IA si sta già imponendo in molti settori lavorativi. Goldberg continua a essere una voce autorevole e attiva nel dibattito sull’impatto delle nuove tecnologie nella società e nello spettacolo.
Anche l’attrice britannica Emily Blunt ha commentato con un mix di stupore e timore la comparsa di Tilly, definendo la sua immagine “spaventosa” e invitando le agenzie a riflettere sulle conseguenze di sostituire il contatto umano con figure digitali.
Tilly Norwood tra realtà e finzione: il futuro dell’arte e della creatività
Il progetto di Tilly Norwood si inserisce in un contesto più ampio di sperimentazione con talenti virtuali che non solo recitano, ma interagiscono in modo autonomo e creativo, grazie a un modello ibrido di supervisione umana e reattività dell’IA. Questi personaggi sintetici possono adattarsi culturalmente e rispondere in tempo reale, rendendo possibile una narrazione dinamica e personalizzata.
Tuttavia, questa innovazione solleva questioni etiche e artistiche: se da un lato l’IA può abbattere i costi e aprire nuove frontiere espressive, dall’altro rischia di diluire la componente umana e la genuinità che caratterizzano la recitazione tradizionale. Il dibattito è aperto, con figure come Van der Velden che vedono in Tilly una forma d’arte capace di stimolare conversazioni e riflessioni, mentre altri, come Goldberg, temono una progressiva perdita di connessioni autentiche tra le persone.
Nel frattempo, Tilly Norwood continua a costruire la propria presenza sui social media, offrendo momenti che oscillano tra la quotidianità e la performance artistica, e dimostrando la versatilità di un’attrice che, pur non esistendo in carne e ossa, è già parte integrante del futuro dello spettacolo.
