Milano, 1 dicembre 2025 – Carmen Consoli, l’artista catanese, si è raccontata al podcast Supernova, offrendo uno sguardo profondo sulle sue recenti esplorazioni linguistiche e sulla sua filosofia artistica. La cantautrice, che in gioventù ha frequentato l’Istituto Tecnico Commerciale per programmatori (“mai avrei pensato il programmatore”), ha intrapreso un cammino che l’ha portata a recuperare le origini della lingua siciliana, spaziando dal greco antico al latino. Questa ricerca, condotta con l’aiuto di professori specializzati, le ha permesso di uscire dalla sua comfort zone e ritrovare una nuova linfa vitale. La sua passione per le lingue, che considera alla stregua di strumenti, è evidente anche nel dibattito sulla gastronomia siciliana, dove, citando uno chef, risolve il “gender problem” tra arancino (piramidale, dedicato all’Etna) e arancina (tonda, frutto dell’arancio, tipica palermitana).
La “necrofilia” della lingua: esplorazione tra suoni e coscienza collettiva
L’ultimo lavoro di Carmen Consoli è frutto di una vera e propria indagine sulle origini linguistiche, un percorso che l’ha portata a riscoprire le radici che partono dal greco antico e passano per il latino e il dolce stil novo siciliano, con la prima scuola poetica italiana nata proprio in Sicilia, alla corte di Federico II di Svevia. Consoli si è definita una “necrofila della lingua” per aver recuperato lingue morte. Lavorare con queste lingue, e in particolare “musicare il greco antico e il latino non è stato facile”, ma l’obiettivo era estrarne la musicalità. Questa ricerca le ha persino aperto la mente e le connessioni, portandola a scrivere un brano “a distanza di secoli” con Teocrito, poeta siracusano del terzo secolo a.C., sfruttando la teoria della coscienza collettiva.

La manipolazione delle lingue ha avuto un effetto diretto sulla sua espressione vocale. “Il canto come l’anima si declina in base anche alla lingua,” ha spiegato Consoli. Quando canta in siciliano, per esempio, assume un’impostazione e un atteggiamento diverso: “In siciliano sono più polemica”. Questa attenzione al suono e alla melodia è anche un modo per contrastare la tendenza contemporanea a svuotare le parole di significato.
L’influenza di Battiato e la libertà di essere una “perdente strana”
La carriera di Carmen Consoli è stata profondamente segnata da figure di riferimento, in particolare Franco Battiato, che ha esercitato un’influenza “innegabile” su di lei. Consoli ricorda i momenti leggeri e la grande attenzione che Battiato riservava agli esseri umani, ascoltando tutti. Il Maestro le diede un consiglio fondamentale sulla libertà artistica: “Hai presente quando la gente si aspetta qualcosa da te il pubblico va disatteso”. Questo principio di non ricadere nei cliché l’ha guidata, anche quando, dopo il successo di Confusa e Felice, il suo album successivo, Mediamente Isterica, fu un “flop discografico totale”.
Nonostante il flop e l’eliminazione a Sanremo (definendosi una “perdente strana”), il successo la raggiunse poco dopo con un tour nel Nord Italia. La reazione del pubblico la lasciò incredula: “Sono venuti qua e vedevo tutte questi ragazzi una marea di gente per me”.
Oggi, Consoli continua a coltivare l’autenticità, anche in un mondo iper-connesso. Sebbene suo figlio Carlo (12 anni) ascolti di tutto (Frank Zappa, Kendrick Lamar), rifiuta in parte la musica della madre e Spotify, preferendo acquistare CD e vinili per godersi il rituale dell’ascolto completo. Consoli, dal canto suo, vive lontana dal clamore virtuale: “Io non ho la benché minima idea di cosa sia un like… vivo libera”. L’unica concessione digitale è la sua recente dipendenza dal burraco online, usato come “allenamento” per sconfiggere la madre e la zia Melina. In sintesi, Consoli continua a seguire la sua bussola interiore, prendendosi la responsabilità di non seguire le mode, come le suggeriva Battiato: “Meglio morire da vivi che morire da morti”.






