Milano, 14 novembre 2025 – Il celebre trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo torna sotto i riflettori con il documentario “Attitudini: nessuna“, in uscita il 4 dicembre, un’intima narrazione che ripercorre le radici proletarie e i primi anni di lavoro in fabbrica dei tre artisti, rivelando i valori semplici che hanno formato la loro visione del mondo e il loro modo di fare comicità. Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti, noti per essere tra i comici più amati e rappresentativi della comicità italiana, condividono riflessioni sulla loro infanzia, le difficoltà incontrate e la libertà creativa che ha caratterizzato la loro carriera.
Le origini proletarie e la fame di riscatto di Aldo, Giovanni e Giacomo
Nel documentario, Aldo afferma con forza: “Per fare il comico devi avere fame“, un concetto che va oltre la semplice necessità materiale e include il desiderio di cambiare la propria esistenza. Nato a Palermo e cresciuto a Milano, Aldo Baglio ha lasciato il lavoro sicuro alla SIP per inseguire una passione, affrontando il rischio con determinazione. “Sentivo di voler dimostrare qualcosa“, racconta, sottolineando come la fame sia stata il motore per superare le difficoltà iniziali.
Anche Giacomo Poretti, nativo di Villa Cortese, ha vissuto l’esperienza dell’operaio, lavorando come saldatore e come infermiere in ospedale prima di dedicarsi completamente alla comicità. Ricorda l’ambiente rigido della fabbrica, dove “gli operai parlavano sottovoce per paura del datore di lavoro“, e sottolinea come, nonostante una vita apparentemente stabile, mancasse la vera felicità. Questo vissuto ha contribuito a radicare nei tre la consapevolezza di quanto fosse prezioso anche il poco che avevano.
Giovanni Storti, milanese, racconta di aver abitato in un contesto popolare con condizioni di vita modeste, come il bagno “alla turca” nella ringhiera della casa d’infanzia, ancora presente e intatto, simbolo di un passato che resiste nel tempo. “Avevamo meno, però ci sembrava tanto“, afferma, evidenziando come la condivisione e il senso di comunità fossero fonti di felicità autentica, un contrasto con la frammentazione sociale odierna.
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La libertà creativa e le sfide del successo
Il documentario evidenzia anche il rapporto con le famiglie e il sostegno, a volte timido e discreto, che i genitori dei tre comici hanno sempre dato. Giovanni ricorda come i suoi genitori, pur venendo da origini umili, non abbiano mai imposto paletti: “Si divertivano a vederci provare strade diverse, anche se con pudore ci chiedevano: ‘Ma il conto corrente è a posto?’“. Un gesto che riflette l’amore e la preoccupazione di chi ha vissuto la precarietà e desidera sicurezza per i figli, anche quando questi hanno raggiunto il successo.
L’esperienza artistica del trio, iniziata con la formazione del gruppo nel 1991 e consolidata nel tempo con spettacoli teatrali, programmi televisivi e numerosi film, è stata caratterizzata da una forte libertà di sperimentazione. La regista Sophie Chiarello, che firma “Attitudini: nessuna“, sottolinea proprio questo aspetto: “Erano liberi di sbagliare e ricominciare, una possibilità che oggi sembra molto più rarefatta. Ripercorrendo il loro repertorio, si percepisce come la libertà di espressione attuale sia più limitata rispetto agli anni d’oro del trio“.
Non mancano le riflessioni sul cambiamento del panorama comico contemporaneo. Giacomo osserva che oggi prevalgono i monologhi stand-up, spesso privi della complessità scenica, corporea e vocale che caratterizzava la comicità degli anni ’70 e ’80. “Manca la completezza, la fantasia di immaginare situazioni insieme agli altri“, afferma, rimpiangendo un’epoca in cui i comici erano veri e propri attori di teatro.
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I personaggi cult e l’attualità del trio
Nel corso degli anni, Aldo, Giovanni e Giacomo hanno creato un vasto repertorio di personaggi amati dal pubblico, da Nico il sardo, con il suo dialetto impossibile da replicare perfettamente, a Tafazzi, figura simbolo delle infinite scissioni politiche e sociali, fino a Rolando, alter ego di Aldo, e il dottor Alzheimer, che Giovanni ricorda come uno dei più divertenti e corali.
Nonostante qualche inciampo, come l’insuccesso del film “Fuga da Reuma Park” nel 2016 e la partecipazione al Festival di Sanremo senza entusiasmo, i tre artisti sono riusciti a mantenere vivo il loro sodalizio dopo oltre trent’anni di attività. Giovanni conferma: “Siamo ancora un trio, anche se ognuno ha altri interessi personali. Quando ci ritroviamo, però, si accende sempre una scintilla“.
In tempi recenti, Aldo ha intrapreso anche una carriera solista, con film come “Scappo a casa” (2019) e la partecipazione a serie TV come “The Bad Guy 2” (2024), mentre il trio ha ricevuto riconoscimenti importanti come il David dello spettatore per “Il grande giorno” (2022).
Il documentario riflette quindi anche sul rapporto con la notorietà e la vita privata: Giovanni, Aldo e Giacomo provengono da famiglie umili e lavoratrici, ma sono riusciti a costruire una carriera solida, mantenendo un legame autentico con le proprie origini. Aldo, che si è trasferito a Buccheri con la famiglia, condivide ancora oggi la sua passione per il calcio e si definisce un tifoso interista, con affetto anche per Palermo e Monza.
La forza di Aldo, Giovanni e Giacomo risiede proprio nella coniugazione di un umorismo genuino, radicato nella vita reale e nel vissuto popolare, con un talento artistico che ha saputo attraversare epoche e mode, mantenendo sempre un passo avanti nel panorama della comicità italiana.


