Teheran, 25 luglio 2025 – Una lunga battaglia per la libertà e la democrazia in Iran si racconta attraverso la voce di Kamran Dalir, membro del Consiglio nazionale della resistenza in Iran (NCRI), organizzazione anti-teocratica legata ai Mojahedin del Popolo Iraniano, fondata nel 1981. Dalir, impegnato da 46 anni nella promozione della resistenza contro il regime degli ayatollah, vive lontano dal proprio Paese ma con la mente sempre rivolta a Teheran, auspicando un futuro libero dalla dittatura religiosa.
La realtà interna e la lotta dell’opposizione iraniana
Kamran Dalir descrive un Iran come una polveriera, segnato da povertà, repressione e crescenti difficoltà economiche. “La popolazione vuole libertà e democrazia – spiega – ma la risposta del regime è repressione, esecuzioni, torture e carcere”. Nonostante la durezza della situazione, Dalir sottolinea la resilienza del popolo iraniano, che ha animato quattro grandi rivolte negli ultimi sette anni, l’ultima delle quali nel settembre 2022, quando il regime è stato messo seriamente in discussione.
La resistenza iraniana, seppur diffusa in tutto il Paese, continua a operare principalmente attraverso azioni di sensibilizzazione come striscioni e graffiti contro il regime, con oltre 3mila operazioni registrate nel 2024. “Siamo molto organizzati – afferma Dalir – e non chiediamo armi o finanziamenti, ma all’Occidente chiediamo di attivare il meccanismo di snapback per contrastare i tentativi del regime di costruire la bomba atomica”, evidenziando come il nucleare rappresenti per gli ayatollah un mezzo di intimidazione verso l’esterno.
Le richieste dell’opposizione e il contesto internazionale
In occasione del vertice del Consiglio europeo a Bruxelles, l’opposizione iraniana ha manifestato chiedendo all’Unione Europea di abbandonare la politica di appeasement verso il regime e di inserire le Guardie della rivoluzione nella lista delle organizzazioni terroristiche. Kamran Dalir ha sottolineato l’importanza di un cambio di rotta europeo, esprimendo la volontà che la democrazia in Iran sia un progetto degli stessi iraniani, ma che l’Europa deve sostenere con determinazione la popolazione oppressa.
Nel frattempo, il recente conflitto tra Iran e Israele, con attacchi militari alle centrali nucleari iraniane da parte di Israele e degli Stati Uniti, ha ulteriormente complicato il quadro geopolitico. Secondo Dalir, gli ayatollah continuano a fare affidamento sul programma nucleare come deterrente. Nel contesto di questa tensione, Reza Pahlavi, figlio dello scià, ha tentato di rilanciare la monarchia, ma l’opposizione ufficiale rigetta questa ipotesi, sottolineando che il futuro dell’Iran è nelle mani di chi lotta sul campo per la democrazia.
L’opposizione iraniana mantiene dunque viva la speranza di un cambiamento radicale, chiedendo al mondo occidentale, e in particolare all’Unione Europea, un sostegno più incisivo nel contrasto al regime teocratico e nel fermare il programma atomico iraniano, per garantire un futuro di libertà e diritti per il popolo iraniano.
Fonte: Davide Di Carlo - Iran, il racconto di chi combatte Khamenei: "Occidente contrasti costruzione bomba atomica"





