Napoli, 29 agosto 2025 – Nei caratteristici vicoli di Napoli, un’antica tradizione artigianale continua a vivere attraverso la sapiente manualità di Antonio, artigiano locale che trasforma il legno di obece in sculture lignee dal fascino duplice e misterioso. Le sue creazioni, apparentemente semplici animali scolpiti – coccodrilli, cavalli, uccelli – celano al loro interno spade di legno, realizzate non come armi ma come simboli di un’arte antica e di una memoria storica che si intreccia con la creatività contemporanea.
L’arte nascosta nei vicoli partenopei

La bottega di Antonio, situata a pochi passi dal Duomo di Napoli, è contraddistinta da un’insegna che recita “armi bianche”, una dicitura che suscita curiosità nei passanti e li introduce in un mondo dove l’oggetto non è mai ciò che sembra. Le “armi che non feriscono”, come le definisce lo stesso artigiano, sono espressioni di arte e artigianato che trascendono la loro funzione apparente per diventare custodi di un sapere tramandato e valorizzato nella realtà napoletana. Ogni pezzo è un esercizio di stile che unisce tradizione e innovazione, evocando un legame profondo con la storia e la cultura della città.
Napoli tra esoterismo e tradizione
Il lavoro di Antonio si inserisce in un contesto culturale più ampio, che a Napoli ha radici profonde nell’esoterismo e nelle dottrine alchemiche sviluppatesi nel corso dei secoli. La città è stata culla di importanti figure come Raimondo Di Sangro, principe di San Severo, e altri esponenti di Accademie scientifiche e filosofiche che hanno alimentato un pensiero ricco di simbolismi e di conoscenze arcane. L’alchimia medica, la spagirica e le pratiche esoteriche si sono intrecciate con la vita culturale e spirituale partenopea, contribuendo a creare un patrimonio unico nel suo genere.
In questo scenario, l’arte di lavorare il legno e di nascondere spade all’interno di sculture diventa metafora di una Napoli che, pur moderna e vivace, custodisce gelosamente le sue tradizioni più segrete e affascinanti. Un esempio concreto di come la città riesca a coniugare passato e presente, trasformando la materia in racconto e memoria viva.






