Solidarietà ai prigionieri politici, richiesta di sanzioni internazionali e condanna delle violenze: Firenze si mobilita per i diritti umani e la libertà in Iran.
Firenze, 27 giugno 2025 – Questa sera, in piazza Sant’Ambrogio a Firenze, il movimento “Donna Vita Libertà” ha organizzato una manifestazione contro la guerra e il regime iraniano, esprimendo solidarietà al popolo iraniano oppresso da 47 anni da una dittatura teocratica. La protesta ha visto sventolare manifesti a sostegno dei prigionieri politici vittime di censura e repressione, con immagini emblematiche, tra cui una foto del leader religioso Ali Khamenei con una X rossa sul volto.
La protesta di Firenze: no alla guerra e alla repressione in Iran
L’associazione “Donna Vita Libertà” ha lanciato un appello alla comunità fiorentina e internazionale per condannare i 12 giorni di bombardamenti condotti da Israele e Stati Uniti, che, secondo il movimento, hanno involontariamente rafforzato il regime iraniano. In particolare, viene denunciata la dura repressione interna in Iran, con numerose esecuzioni e arresti di oppositori, come nel caso del rapper Toomaj Salehi, noto sostenitore delle proteste dopo la morte di Mahsa Amini e cittadino onorario di Firenze.
Mahnaz, attivista di “Donna Vita Libertà”, ha sottolineato che la popolazione iraniana desidera un cambiamento di regime senza ricorrere alla guerra, e ha chiesto alla comunità internazionale di adottare sanzioni efficaci per sostenere il popolo iraniano e combattere la teocrazia al potere.
La manifestazione si inserisce in un contesto più ampio di mobilitazioni a Firenze e in Italia, in vista anche della fiaccolata per la pace prevista per il prossimo 1° luglio nel centro cittadino.
L’appello per la pace e la giustizia in Medio Oriente
Parallelamente, oltre 80 associazioni, ONG, partiti politici e cittadini hanno aderito al documento “Pace e Giustizia in Medio Oriente”, promosso da realtà come Arci Firenze e ANPI. Il testo denuncia l’escalation militare e le violenze che da oltre 75 anni segnano il conflitto israelo-palestinese, con particolare attenzione alle drammatiche condizioni nella Striscia di Gaza, sottoposta a bombardamenti intensi e a un possibile imminente assalto via terra.
Il documento chiede un immediato cessate il fuoco e una soluzione politica duratura che garantisca diritti, dignità e sicurezza a tutti i popoli della regione, condannando ogni forma di violenza contro i civili. Viene inoltre evidenziata la responsabilità della comunità internazionale, che ha permesso l’espansione degli insediamenti illegali israeliani e il rafforzamento dei fondamentalismi.
Il contesto iraniano: repressione e resistenza
A quasi un anno dall’inizio della rivolta in Iran, lo slogan “Donna, vita, libertà”, nato nel movimento curdo e diventato simbolo della protesta contro la morte di Mahsa Amini, continua a rappresentare la lotta per i diritti e la libertà delle donne iraniane. Le autorità del regime hanno risposto con una repressione feroce: torture, arresti arbitrari, esecuzioni sommarie e nuove leggi discriminatorie che limitano ulteriormente i diritti delle donne, tra cui il divieto di accesso a molti servizi per chi non indossa il velo.
Le denunce di Amnesty International e altre organizzazioni evidenziano come la pena di morte e la violenza di stato siano utilizzate per soffocare ogni forma di dissenso, mentre la comunità internazionale è chiamata a intervenire per garantire giustizia e riparazioni alle vittime.
Ali Khamenei e la politica del regime
Ali Khamenei, guida suprema dell’Iran, continua a mantenere il controllo del regime nonostante le difficoltà e le recenti tensioni internazionali. Dopo la cosiddetta “Guerra dei 12 giorni”, in cui gli Stati Uniti e Israele hanno condotto bombardamenti contro obiettivi iraniani, la propaganda ufficiale iraniana ha proclamato una vittoria, con Khamenei che ha rivendicato il successo e la sopravvivenza del regime.
Fonti interne riferiscono che l’intelligence americana avrebbe avvertito Khamenei con un ultimatum di cessate il fuoco entro 24 ore, pena un intervento diretto, spingendo così il leader iraniano ad accettare una fragile tregua. Tuttavia, il regime rimane saldo nel proseguire il programma nucleare, come dichiarato dal portavoce dell’Organizzazione per l’energia atomica iraniana, Behrouz Kamalvandi.
La situazione rimane dunque estremamente tesa, con la popolazione iraniana che continua a subire oppressione mentre il regime tenta di consolidare la propria posizione, alimentando una narrazione di vittoria nonostante le difficoltà e le critiche interne ed esterne.





