Dure critiche M5S e PD sul rimpatrio di Elmasri, accusato di crimini gravi. Indagini su responsabilità del governo e polemiche sulla collaborazione internazionale.
Roma, 7 febbraio 2025 – Il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha duramente criticato il governo italiano in merito alla gestione del caso Osama Elmasri, ex generale libico accusato di gravi crimini contro l’umanità e recentemente al centro di una controversia internazionale. Conte ha definito l’esecutivo “un governo di bugiardi” e ha chiesto le dimissioni del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dopo il rimpatrio di Almasri, avvenuto nonostante un mandato di arresto internazionale emesso dalla Corte Penale Internazionale (CPI).
Le accuse di Giuseppe Conte al Governo Meloni
All’uscita da Montecitorio, Giuseppe Conte ha attaccato frontalmente la maggioranza guidata dalla premier Giorgia Meloni, accusandola di negare la realtà sul fronte economico e sociale, citando il recente rapporto dell’OCSE sul crollo dei salari reali in Italia e le politiche fiscali adottate. “Dicono che sul lavoro va tutto bene, mentre invece l’Ocse ha certificato che c’è un crollo dei nostri salari reali. Dicono no al salario minimo e, per frutto, aumentano le tasse”, ha dichiarato.
Critiche severe sono state rivolte anche alla gestione del caso Almasri. Conte ha sottolineato che l’Italia ha rimpatriato “con volo di Stato uno stupratore di bambini” e ha annunciato che “adesso abbiamo le prove”. Per questo motivo, ha chiesto le dimissioni immediate del ministro Nordio. Nella stessa giornata, la leader del Partito Democratico, Elly Schlein, ha chiesto alla premier Meloni di riferire in Parlamento per chiarire quanto accaduto.
Il caso Almasri e le implicazioni giudiziarie
Osama Elmasri, ex alto ufficiale delle forze di sicurezza libiche, è accusato dalla CPI di crimini gravissimi, tra cui stupro, tortura, omicidio, trattamento inumano e detenzione arbitraria. Secondo l’ordine formale di comparizione emesso dalla Procura generale della Libia, Almasri è sospettato di essere stato a capo dei centri di detenzione di Tripoli, in particolare della prigione di Mitiga, teatro di numerosi abusi a partire dal 2015.
Nel gennaio 2025, l’Italia ha proceduto all’arresto di Almasri su mandato della CPI. Tuttavia, la Corte d’Appello di Roma ha ordinato la sua scarcerazione per “irritualità” nella procedura di arresto, dovuta alla mancanza di una formale richiesta di misura cautelare da parte del Ministero della Giustizia. Il sospettato è stato quindi rimpatriato in Libia con un volo di Stato, provocando reazioni di forte indignazione politica e istituzionale.
La vicenda ha inoltre suscitato un’indagine della Corte Penale Internazionale sull’Italia, che ha rilevato una mancata collaborazione nel fermo e nella consegna di Almasri. Parallelamente, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine per valutare eventuali responsabilità penali nei confronti della premier Meloni, del ministro Piantedosi, del ministro Nordio e di altri esponenti del governo.
L’episodio ha sollevato un ampio dibattito sulla cooperazione internazionale in materia di giustizia penale e sul rispetto degli obblighi assunti dall’Italia come Stato parte dello Statuto di Roma, evidenziando le difficoltà nel coordinamento tra le istituzioni nazionali e la Corte Penale Internazionale.





