La prima udienza vede la strategia difensiva incentrata sull’assoluzione di Pontenani. Attesa per le nuove perizie psichiatriche e il ruolo delle istituzioni nel caso.
Milano, 1 luglio 2025 – Si è svolta davanti al gip di Milano la prima udienza del procedimento che vede coinvolta Alessia Pontenani, avvocata difensore di Alessia Pifferi, nel contesto delle accuse di falso e favoreggiamento relative al noto caso della morte della piccola Diana Pifferi. Al termine dell’udienza, l’avvocato Corrado Limentani, legale di Pontenani, ha espresso fiducia in una sentenza di assoluzione per la sua assistita, definendo l’accusa “infondata”.
Udienza e strategie difensive
L’avvocato Limentani ha spiegato ai cronisti che la difesa confida che Pontenani sarà assolta sia nel caso in cui si scelga il rito abbreviato, sia nel caso di prosecuzione con l’udienza preliminare. La prossima udienza è fissata per l’11 settembre, con un ulteriore appuntamento il 22 dello stesso mese. Sarà in quell’occasione che Pontenani si farà interrogare o rilascerà dichiarazioni spontanee, per poi decidere quale rito processuale adottare.
Al momento, quattro dei sei imputati, tra cui lo psichiatra Marco Garbarini e tre psicologhe coinvolte nel procedimento, hanno già preannunciato la richiesta formale di rito abbreviato. L’atmosfera in aula, come ha riferito l’avvocato Mirko Mazzali, che assiste una delle psicologhe imputate, “si è svolta in un clima sereno”, nonostante le polemiche delle settimane precedenti. La Procura aveva infatti chiesto l’astensione del giudice Roberto Crepaldi, poiché membro della Giunta milanese dell’Anm coinvolta in un comunicato relativo alla vicenda, e in quei giorni era stato indetto uno sciopero da parte degli avvocati milanesi in segno di protesta. Mazzali ha ribadito la fiducia nella giustizia: “Ogni giudice è uguale all’altro”.
Il contesto del caso Pifferi e gli sviluppi psicologici
Il procedimento si inserisce nel più ampio contesto giudiziario legato alla morte di Diana Pifferi, la bambina di 18 mesi lasciata sola per sei giorni nella casa di Ponte Lambro da sua madre Alessia Pifferi, episodio avvenuto nel luglio 2022 e che ha suscitato forte scalpore. Alessia Pifferi è stata condannata in primo grado all’ergastolo per abbandono di minore con conseguente morte per stenti.
Negli ultimi mesi, si è concentrata l’attenzione anche sugli aspetti psicologici e cognitivi di Alessia Pifferi. È in corso una nuova perizia psichiatrica per valutare un grave deficit cognitivo della donna, evidenziato fin dall’infanzia e che potrebbe incidere sulla capacità di intendere e di volere. Tale valutazione mira a chiarire se il deficit cognitivo, che coinvolge funzioni mentali quali memoria, attenzione e ragionamento, possa aver influito sulla condotta di Pifferi.
Il perito nominato dal tribunale in primo grado non ha escluso la disabilità intellettiva, ma ha ritenuto che il funzionamento di Pifferi nella vita quotidiana non escluda né diminuisca la sua capacità di intendere e volere al momento del fatto. La difesa ha invece presentato documentazione medica e testimonianze che attesterebbero la presenza di un deficit cognitivo noto fin dall’infanzia, elemento che sarà approfondito nel processo di appello.
L’indagine psicopatologica forense si concentra anche su un’analisi approfondita del contesto sociale e familiare di Pifferi, per comprendere il supporto ricevuto e valutare se vi siano state omissioni da parte delle istituzioni preposte.
Il procedimento giudiziario e le perizie in corso mantengono alta l’attenzione sul caso, che rappresenta uno dei più delicati e discussi episodi di cronaca nera degli ultimi anni in Italia.





