La famiglia Singh chiede interventi contro lo sfruttamento nei campi e azioni concrete per tutelare i lavoratori. Sindacati e società civile sollecitano riforme urgenti.
Roma, 17 luglio 2025 – A un anno dalla tragica morte di Satnam Singh, il giovane bracciante indiano vittima del caporalato nell’Agro Pontino, la sua famiglia ha rinnovato il proprio appello all’Italia affinché non si ripetano più simili tragedie. Nel corso di un evento organizzato dalla Cgil a Roma, mamma Jasveer Kaur, papà Gurmukh Singh, insieme alla sorella e al fratello di Satnam, hanno voluto condividere con i media il loro dolore e la loro battaglia per la giustizia.
Il ricordo di Satnam Singh e l’appello della famiglia
Con le mani congiunte e le lacrime agli occhi, i familiari hanno ricordato il ragazzo, giunto in Italia in cerca di un futuro migliore con la moglie, ma strappato alla vita il 19 giugno 2024 da un incidente sul lavoro. Satnam, bracciante di origine indiana, perse un braccio tranciato da una macchina agricola mentre lavorava presso una cooperativa nel territorio di Latina. Abbandonato senza soccorsi davanti alla propria abitazione, morì in ospedale a Roma a causa di un copioso sanguinamento mai adeguatamente trattato. I familiari denunciano un trattamento disumano e chiedono che il caso non venga dimenticato: “Non ci devono essere altri Satnam”, ha detto tra le lacrime il padre Gurmukh Singh, arrivato dal Punjab per seguire il processo.
La madre Jasveer ha sottolineato che “una parte di nostro figlio è ancora viva qui, così come nella nostra memoria”, ringraziando per il viaggio in Italia che ha permesso loro di vedere dove Satnam lavorava e viveva. Anche la sorella e il fratello hanno espresso amarezza nei confronti degli imprenditori indagati, accusandoli di aver trattato Satnam “come un animale”.
Il processo e le ombre sul caso
Il procedimento giudiziario per la morte di Satnam Singh ha attraversato fasi complesse e controversie. Una testimonianza oculare, rintracciata a tre mesi dall’incidente, ha messo in dubbio la dinamica dell’accaduto, sostenendo che Satnam si sarebbe in qualche modo causato da solo l’incidente e che non vi sarebbero state perdite di sangue dal braccio amputato, ma solo dalla bocca. Questa versione contrasta con le dichiarazioni della moglie della vittima e di altri testimoni, che invece hanno confermato la gravità della negligenza e dell’abbandono subito.
Intanto la cooperativa Agrilovato, presso cui Satnam lavorava, ha cambiato sede legale pochi giorni dopo l’incidente, mentre emergono contraddizioni nei bilanci riguardo ai contributi previdenziali per i dipendenti. Il sindacato Flai Cgil denuncia che da allora non si sono più tenuti incontri con il governo per affrontare il problema del caporalato, sottolineando la necessità di azioni concrete oltre alle parole.
Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha partecipato all’iniziativa manifestando un’intensa commozione e ribadendo: “Quello che è successo a Satnam non deve più accadere a nessuno”. Alla famiglia sono state consegnate targhe e spille commemorative per onorare la memoria del giovane e per rafforzare l’impegno contro lo sfruttamento nel lavoro agricolo.
Fonte: Davide Di Carlo - Caporalato, l'appello della famiglia Singh all'Italia: "Mai più un altro Satnam"





