Calenda distingue tra conflitti di interesse nella Commissione per il Paesaggio e le accuse al sindaco Sala; interviene anche su Gaza e sulla necessità di sanzioni mirate.
Milano, 18 luglio 2025 – Nel contesto delle recenti indagini che coinvolgono l’amministrazione della città di Milano, il senatore di Azione, Carlo Calenda, ha espresso un giudizio netto sulle questioni che interessano il capoluogo lombardo e ha affrontato anche temi di politica internazionale legati al conflitto israelo-palestinese.
Calenda sul caso Milano: nessuna indagine per il sindaco Sala
“Su Milano ci sono due temi diversi. Il presidente della Commissione per il Paesaggio ha avuto grossi conflitti di interesse e deve dimettersi”, ha dichiarato Calenda. In merito al sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha aggiunto: “Mi sembra ci sia un teorema del tutto politico. Non si può indagare una persona perché riceve un messaggio da un architetto che chiede quando riceverà un’autorizzazione che aspetta da tempo”. Il sindaco Sala, indipendente di centro-sinistra, guida Milano dal 2016 e si trova ora al secondo mandato, con una città da oltre 1,3 milioni di abitanti e un ruolo di primo piano sia in Lombardia sia a livello nazionale.
Calenda ha inoltre commentato il modello di sviluppo milanese, sottolineando che “Milano è stato un modello di sviluppo anche se ha molti problemi” e ha espresso un certo scetticismo sul futuro delle inchieste in corso, paragonandole a quelle dell’Expo: “Penso che tutto finirà in nulla”.
Il giudizio di Calenda sul conflitto israelo-palestinese
Il senatore ha poi affrontato il tema degli attacchi a Gaza, definendo il governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu come un “governo criminale” che sta compiendo in Palestina azioni “inaccettabili”. Calenda ha ricordato come il suo partito sia stato tra i primi a proporre “sanzioni individuali, specialmente contro gli estremisti di destra” israeliani.
Tuttavia, ha messo in guardia contro derive pericolose: “Bisogna fare attenzione affinché non diventi una richiesta di distruzione di Israele e che non si riversi in fenomeni di antisemitismo, che stanno aumentando”. Ha inoltre espresso la necessità di distinguere tra il governo Netanyahu, che “va cacciato”, e il popolo israeliano che “sta chiedendo oggi le elezioni”.
Calenda ha poi criticato la figura di Francesca Albanese, funzionaria delle Nazioni Unite coinvolta nel conflitto, affermando di non averle “una grande stima” a causa della sua negazione di fatti come gli stupri attribuiti ad Hamas. Tuttavia, ha precisato che non condivide l’idea di sanzionare un funzionario Onu per il proprio lavoro, anche se su questo lavoro sono stati espressi dubbi dallo stesso segretario generale dell’ONU: “La via giusta è che siano le Nazioni Unite a contestare eventualmente il lavoro di Albanese”.
Con queste parole, il senatore di Azione ha voluto mettere in evidenza le complessità di un quadro politico internazionale segnato da tensioni profonde, collegandole alle dinamiche locali e nazionali che vedono Milano e il suo sindaco al centro di un dibattito acceso.
Fonte: Nicolò Morocutti - Inchiesta Milano, Calenda: "Non si può indagare sindaco perché riceve un messaggio"





