Quando la luce sembra arretrare al minimo e la notte conquista il suo spazio più ampio, il calendario astronomico segna uno dei passaggi più significativi dell’anno. Il solstizio d’inverno non è solo una data simbolica, ma un istante preciso in cui la Terra raggiunge una particolare configurazione rispetto al Sole. Nel 2025 questo momento cade il 21 dicembre alle 16:03 (ora italiana) e sancisce ufficialmente l’inizio dell’inverno astronomico nell’emisfero boreale, oltre a coincidere con il dì più breve e la notte più lunga dell’anno.
Un istante preciso che segna l’inizio dell’inverno
A differenza di quanto si tende a immaginare, il cambio di stagione non si estende lungo l’arco di un’intera giornata. Il solstizio è un evento puntuale, che dura un solo istante, determinato dalla posizione della Terra nella sua orbita. Nel 2025 questo istante cade nel pomeriggio del 21 dicembre, alle 16:03, momento in cui l’inverno astronomico ha ufficialmente inizio nell’emisfero nord del pianeta.
Non esiste però una data fissa valida per ogni anno. Il solstizio d’inverno può verificarsi tra il 20 e il 23 dicembre, a seconda delle variazioni legate al calendario e al moto reale della Terra attorno al Sole. Questa oscillazione è del tutto normale e non influisce sul significato astronomico dell’evento.
Perché il solstizio esiste: l’inclinazione dell’asse terrestre
La spiegazione del solstizio d’inverno va cercata nell’assetto geometrico della Terra. Il nostro pianeta non ruota con l’asse perfettamente perpendicolare al piano dell’orbita, ma è inclinato di circa 23 gradi e 27 primi. Questa inclinazione è la chiave che permette l’alternanza delle stagioni e la variazione della durata del giorno e della notte nel corso dell’anno.

Mentre la Terra compie il suo moto di rivoluzione attorno al Sole, l’asse mantiene la stessa inclinazione nello spazio. Di conseguenza, in alcuni periodi dell’anno un emisfero riceve più luce, mentre l’altro ne riceve meno. Durante il solstizio d’inverno, l’emisfero boreale è quello che riceve la minore quantità di luce solare.
Cosa accade al Sole nel giorno del solstizio
Nel giorno del solstizio di dicembre, il Sole compie il suo percorso apparente più basso nel cielo per chi osserva dall’emisfero nord. I raggi solari raggiungono la Terra con la minima inclinazione rispetto all’orizzonte boreale e, allo stesso tempo, con la massima inclinazione nell’emisfero australe.
In questo momento specifico, il Sole si trova allo zenit lungo il Tropico del Capricorno, nell’emisfero sud. Al di sopra del Circolo Polare Artico, invece, il Sole non riesce a sorgere: è il fenomeno della notte polare, durante la quale l’orizzonte resta immerso nell’oscurità per ventiquattro ore.
Se l’asse terrestre non fosse inclinato, il Sole si troverebbe ogni giorno allo zenit per tutte le latitudini e il pianeta non conoscerebbe né stagioni, né solstizi, né equinozi. La linea di separazione tra giorno e notte, chiamata circolo di illuminazione, resterebbe fissa dal Polo Nord al Polo Sud per tutto l’anno.
Il giorno più corto dell’anno
Il solstizio d’inverno viene spesso definito come il “giorno più corto dell’anno”. In realtà, è più corretto parlare del dì più breve, cioè della giornata con il minor numero di ore di luce solare nell’emisfero boreale. La notte, di conseguenza, raggiunge la sua durata massima.
Questo accade perché il Sole percorre il tratto più breve nel cielo rispetto all’orizzonte. A partire dal solstizio, però, la tendenza si inverte: le ore di luce iniziano lentamente ad aumentare giorno dopo giorno, fino a raggiungere il massimo al solstizio d’estate. È un cambiamento quasi impercettibile all’inizio, ma costante.
Nell’emisfero australe, nello stesso momento, si verifica l’esatto contrario: il solstizio di dicembre coincide con il giorno più lungo dell’anno e con l’inizio dell’estate astronomica.
Perché non è Santa Lucia il giorno più corto
Una delle convinzioni più diffuse nella tradizione popolare è che il giorno più corto dell’anno sia quello di Santa Lucia, che cade il 13 dicembre. In realtà, dal punto di vista astronomico, questa affermazione non è corretta.
Nel giorno del solstizio d’inverno, il Sole resta sopra l’orizzonte circa due minuti in meno rispetto al 13 dicembre. La persistenza del proverbio è legata a ragioni storiche e a vecchi calendari, ma oggi sappiamo che il minimo effettivo di luce diurna coincide sempre con il solstizio, qualunque sia la data in cui cade.
Le variazioni di data e il ruolo degli anni bisestili
Il fatto che il solstizio non cada ogni anno nello stesso giorno dipende da una discrepanza tra l’anno solare e il calendario civile. La Terra impiega circa 365 giorni e un quarto per completare un’orbita attorno al Sole, mentre il calendario gregoriano conta 365 giorni.
Questo scarto di circa sei ore all’anno fa sì che il momento del solstizio “ritardi” progressivamente. Dopo quattro anni, il ritardo accumulato viene compensato dall’introduzione di un giorno aggiuntivo negli anni bisestili, evitando uno slittamento continuo delle stagioni rispetto al calendario.
Per questo motivo il solstizio d’inverno può cadere il 21, il 22 o, più raramente, il 23 dicembre. Nel 2026, ad esempio, avverrà ancora il 21 dicembre, ma in orario serale, alle 21:50 italiane.
Il valore simbolico del solstizio d’inverno
Oltre all’aspetto scientifico, il solstizio d’inverno ha sempre avuto un forte significato simbolico. Per molte civiltà antiche rappresentava il momento della rinascita del Sole e della vittoria della luce sulle tenebre.
Celti, popoli nordici e civiltà mesoamericane come i Maya vedevano in questo evento un passaggio fondamentale del ciclo naturale. Era un tempo di riflessione, di bilanci e di preparazione all’anno nuovo. Elementi come le candele, il vischio e la quercia sono entrati nella tradizione proprio come simboli di continuità, protezione e rinnovamento.
Solstizi ed equinozi nel calendario astronomico
Nel corso di ogni anno si verificano due solstizi e due equinozi. Il solstizio di giugno segna l’inizio dell’estate astronomica nell’emisfero nord, mentre quello di dicembre dà avvio all’inverno. Gli equinozi, invece, segnano l’inizio della primavera e dell’autunno, quando giorno e notte hanno durata simile.
Il solstizio d’inverno rappresenta quindi uno dei quattro punti cardine del moto apparente del Sole nel cielo, insieme agli altri tre momenti fondamentali che scandiscono il ritmo delle stagioni.
Non solo solstizio: altri eventi astronomici di dicembre
Il periodo che circonda il solstizio d’inverno offre anche altri fenomeni di interesse per gli appassionati di astronomia. Come ricorda l’Unione Astrofili Italiani, il giorno successivo al solstizio, il 22 dicembre, raggiunge il massimo di attività lo sciame meteorico delle Ursidi.
Queste stelle cadenti, attive fino al 26 dicembre, sono associate alla cometa periodica 8P/Tuttle. Le Ursidi sono note per la lentezza delle meteore e per la posizione del loro radiante, che permette l’osservazione per gran parte della notte. In condizioni ideali se ne possono vedere circa dieci all’ora, ma in alcuni anni lo sciame ha regalato vere e proprie sorprese, con picchi superiori alle cinquanta meteore orarie.
Un nuovo ciclo di luce che ricomincia
Il solstizio d’inverno segna il punto di minimo della luce, ma anche l’inizio di una lenta risalita. Da quel momento in poi, giorno dopo giorno, il Sole tornerà a guadagnare spazio nel cielo dell’emisfero boreale. È per questo che, fin dall’antichità, questo evento è stato associato all’idea di rinascita.
Astronomia, tradizione e percezione umana del tempo si intrecciano in un momento che, pur durando un solo istante, continua a esercitare un forte richiamo simbolico e culturale.






