Roma, 1° settembre 2025 – Dopo le immagini senza precedenti del polo Sud solare, la sonda Solar Orbiter, missione congiunta ESA-NASA lanciata il 10 febbraio 2020 da Cape Canaveral, ha raggiunto un nuovo traguardo scientifico di rilievo. La sonda ha infatti tracciato con precisione le super-particelle emesse dal Sole, riuscendo a distinguerle in base alla loro origine: quelle generate dai brillamenti solari e quelle prodotte dalle espulsioni di massa coronale (CME), fenomeni solari che influenzano il meteo spaziale e rappresentano una minaccia per i veicoli spaziali e gli astronauti.
Tracciamento delle particelle solari: un passo avanti nella comprensione del Sole
Il gruppo di ricerca guidato dall’Istituto Leibniz per l’astrofisica di Potsdam ha pubblicato sulla rivista Astronomy and Astrophysics i risultati di questa importante scoperta, a cui hanno dato un contributo significativo anche ricercatori italiani dell’INAF di Capodimonte, Torino e Arcetri, dell’INFN di Firenze e delle università Carlo Bo di Urbino e di Firenze.
Come spiega Alexander Warmuth, coordinatore dello studio, la sonda ha osservato nettamente due distinti comportamenti degli elettroni solari: quelli che si allontanano dalla superficie del Sole con raffiche brevi e intense legate ai brillamenti solari e quelli associati alle più estese e prolungate emissioni di particelle generate dalle CME. Questo tracciamento ha permesso di chiarire anche il ritardo spesso osservato tra l’evento solare e il rilascio effettivo delle particelle nello spazio.
Il ruolo delle turbolenze spaziali nel ritardo di rilascio
Laura Rodríguez-García, coautrice dello studio ed esperta ESA dell’Università di Alcalà, ha sottolineato che il ritardo è almeno in parte dovuto al modo in cui gli elettroni viaggiano attraverso lo spazio: attraversando turbolenze e disperdendosi in varie direzioni, non raggiungono immediatamente i rivelatori, causando un accumulo di effetti man mano che ci si allontana dal Sole.
Questi avanzamenti di Solar Orbiter, che opera da un’orbita ellittica a circa 0,28 unità astronomiche dal Sole, consentono di studiare il plasma, il campo magnetico e le particelle energetiche solari più vicini alla fonte rispetto a missioni precedenti. La sonda è inoltre dotata di dieci strumenti scientifici, tra cui il coronografo METIS sviluppato con contributo italiano, che osserva la corona solare e il vento solare, fondamentale per comprendere l’accelerazione delle particelle e le dinamiche che influenzano il Sistema Solare.
Solar Orbiter continua così a fornire dati cruciali per migliorare le previsioni del meteo spaziale e la sicurezza di future missioni spaziali, approfondendo la conoscenza dei fenomeni solari e delle loro complesse interazioni con l’ambiente interplanetario.




