Roma, 8 agosto 2025 – Un team di astronomi guidato dall’Università Federale del Rio Grande do Sul in Brasile ha individuato un buco nero supermassiccio di dimensioni straordinarie, situato a circa 5,5 miliardi di anni luce dalla Terra. La scoperta, pubblicata sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, riguarda un oggetto con una massa pari a 36 miliardi di volte quella del Sole, collocandolo tra i più grandi mai osservati nell’universo conosciuto.
Il buco nero nella galassia “Ferro di Cavallo Cosmico”
Il buco nero si trova al centro di una galassia soprannominata “Ferro di Cavallo Cosmico”, un esempio unico di lente gravitazionale, fenomeno previsto dalla teoria della relatività generale di Einstein. Questa galassia, nota come LRG 3-757, agisce da lente, piegando la luce di una galassia posta esattamente dietro di essa e creando un anello che ricorda appunto la forma di un ferro di cavallo. La galassia ospitante è circa 100 volte più massiccia della Via Lattea ed è classificata come una Galassia Rossa Luminosa, caratterizzata da una bassa formazione stellare.
Nonostante il buco nero sia “dormiente”, cioè non stia attivamente divorando materia e quindi non emetta raggi X come avviene in altri casi, la sua presenza è stata confermata grazie all’effetto gravitazionale esercitato sulle stelle circostanti. Queste ultime si muovono a circa 400 chilometri al secondo sotto l’influsso del campo gravitazionale del buco nero. La sua identificazione si è basata esclusivamente sulla misurazione di questa attrazione gravitazionale, un metodo innovativo che apre nuove strade per individuare buchi neri supermassicci silenti.
Una sfida alle attuali teorie sull’evoluzione galattica
La massa di questo buco nero supera di gran lunga le previsioni basate sui movimenti stellari attorno ad esso, rompendo la consueta relazione MBH-sigma che lega la massa dei buchi neri alla velocità delle stelle nelle loro vicinanze. Questo potrebbe indicare fenomeni antichi come fusioni galattiche che hanno “pulito” il centro della galassia o la presenza di un residuo di quasar primordiale, che nei primi miliardi di anni dell’universo ha accumulato massa in modo estremamente rapido.
Le future missioni spaziali, tra cui il telescopio Euclid e l’Extremely Large Telescope (ELT), offriranno dati più dettagliati per comprendere se soggetti di tale portata siano eccezioni o rappresentino una nuova categoria diffusa di buchi neri ultramassicci nell’universo.






