Milano, 28 ottobre 2025 – Nuove ricerche scientifiche hanno rivelato che sotto la coltre ghiacciata dell’Artico prosperano batteri capaci di fissare l’azoto gassoso disciolto nell’acqua, un processo finora ritenuto impossibile in condizioni ambientali così estreme. Questa scoperta, pubblicata sulla rivista Communications Earth & Environment dai biologi dell’Università di Copenaghen, apre scenari inediti sulle dinamiche ecologiche dell’oceano artico e sulle conseguenze climatiche correlate.
Batteri diazotrofi sotto il ghiaccio: una scoperta rivoluzionaria nell’Artico
Le analisi effettuate su campioni prelevati nell’Oceano Artico centrale e nelle regioni eurasiatiche artiche hanno identificato una comunità di microbi chiamati diazotrofi non-cianobatteri, capaci di fissare l’azoto senza effettuare fotosintesi. “Fino a oggi si pensava che la fissazione dell’azoto fosse impossibile sotto il ghiaccio marino a causa delle condizioni sfavorevoli per gli organismi fissatori – spiega Lisa W. von Friesen, prima autrice dello studio – ma ci siamo sbagliati”.
Questi batteri, localizzati in particolare lungo i margini della banchisa, sembrano prosperare con lo scioglimento dei ghiacci, fenomeno accentuato dal riscaldamento globale. La capacità di trasformare l’azoto gassoso in forme assimilabili dalle alghe suggerisce che la disponibilità di azoto nell’oceano Artico sia stata finora sottostimata, così come il potenziale produttivo delle alghe, base essenziale della catena alimentare marina.
Implicazioni per il clima e l’ecosistema marino artico
Lasse Riemann, coordinatore dello studio, sottolinea che “un aumento della produzione algale potrebbe incrementare l’assorbimento di CO2 da parte dell’oceano, grazie alla maggiore biomassa algale”. Tuttavia, la complessità dei sistemi biologici rende difficile prevedere con certezza se l’effetto netto sul clima sarà positivo o meno. È comunque evidente l’importanza di includere la fissazione dell’azoto nei modelli climatici e ambientali relativi all’Artico.
Il meccanismo biologico scoperto sostiene un ciclo nutritivo essenziale: i batteri fissatori consumano materia organica disciolta, spesso rilasciata dalle alghe, e in cambio producono azoto fissato che stimola ulteriormente la crescita algale. Questo scambio alimenta la rete trofica marina, dalla base fino ai livelli superiori, con potenziali ripercussioni su tutto l’ecosistema artico.
Le spedizioni scientifiche che hanno permesso queste rilevazioni si sono svolte a bordo delle navi rompighiaccio IB Oden e RV Polarstern, coprendo tredici siti nell’oceano artico, comprese le aree al largo della Groenlandia nordorientale e a nord delle isole Svalbard.
Questa scoperta rappresenta un passo cruciale per comprendere meglio come l’Artico risponda ai cambiamenti climatici e quale ruolo biologico svolgano i microrganismi nell’equilibrio ambientale e nel ciclo del carbonio.






