Milano, 13 agosto 2025 – Una scoperta paleoantropologica sull’evoluzione umana di grande rilievo è stata annunciata oggi dall’Arizona State University, grazie al lavoro del Ledi-Geraru Research Project. Sono stati rinvenuti in Etiopia 13 denti fossili appartenenti a esemplari tra i più antichi del genere Homo, oltre a una nuova specie di australopiteco finora mai descritta. Questi ritrovamenti, datati tra 2,6 e 2,8 milioni di anni fa, gettano nuova luce sulla storia dell’uomo, dimostrando che essa è stata meno lineare e più ramificata di quanto ipotizzato fino ad oggi.
Nuove prospettive sull’evoluzione umana
La scoperta è avvenuta nello stesso sito di Ledi-Geraru, nell’Etiopia orientale, dove in precedenza era stata rinvenuta la mandibola del più antico esemplare di Homo mai identificato, datata a circa 2,8 milioni di anni fa. I denti ritrovati in questa occasione confermano l’antichità della linea evolutiva umana e sono fondamentali per comprendere le differenze tra il genere Homo e gli australopitechi che coesistevano all’epoca.
Il paleoantropologo Brian Villmoare, che ha guidato lo studio pubblicato sulla rivista Nature, sottolinea come la convivenza di queste specie nello stesso luogo e periodo evidenzi una realtà evolutiva più complessa, in cui la natura ha sperimentato molteplici “modi di essere umano”. Il clima sempre più arido dell’Africa orientale avrebbe favorito la scomparsa di specie più simili alle scimmie, lasciando spazio a rami umani diversi.
Una nuova specie di australopiteco e l’importanza dei ritrovamenti dentali
Oltre ai denti di Homo, i ricercatori hanno identificato una nuova specie di australopiteco che si distingue nettamente dall’Australopithecus afarensis, la specie di “Lucy”, la celebre ominide vissuta circa 3,2 milioni di anni fa e scoperta nella vicina Hadar. Il nuovo reperto amplia la conoscenza sulle specie che hanno popolato l’Africa orientale prima dell’affermazione definitiva del genere Homo.
Villmoare ha inoltre evidenziato che resta ancora molto da scoprire: “Ora conosciamo l’aspetto dei denti e della mandibola del primo Homo, ma questo è tutto. È cruciale trovare ulteriori fossili per comprendere meglio le differenze tra Australopithecus e Homo e capire come queste specie si siano potute sovrapporre nel tempo e nello spazio.”
Questa ricerca si inserisce in un quadro più ampio di scoperte degli ultimi decenni, che hanno dimostrato che l’evoluzione umana non è stata un percorso lineare, ma un intreccio di molteplici specie che si sono sviluppate e talvolta estinte in parallelo, contribuendo alla complessa storia della nostra origine.






