Roma, 25 settembre 2025 – Un gruppo internazionale di astronomi ha compiuto una scoperta eccezionale grazie all’impiego dei radiotelescopi NOEMA e ALMA: l’individuazione di una Croce di Einstein particolare nello spazio, che sfida le previsioni classiche della relatività generale. A guidare la ricerca è stato l’astronomo francese Pierre Cox, il quale ha espresso stupore di fronte alla rilevazione di un fenomeno mai osservato prima.
La Croce di Einstein nello spazio e l’anomalia delle cinque immagini
La Croce di Einstein nello spazio è un effetto ottico previsto dalla Teoria della Relatività di Albert Einstein, che si verifica quando la luce di un oggetto estremamente distante, come un quasar, viene piegata dalla massa di una galassia interposta, generando quattro immagini distinte disposte a forma di croce. Tuttavia, durante lo studio della galassia polverosa HerS-3, il team ha osservato non quattro ma ben cinque immagini luminose. La quinta immagine, posizionata al centro del fenomeno, risultava inspiegabile secondo i modelli convenzionali.
L’astrofisico Charles Keeton, coautore dello studio e docente alla Rutgers University, ha sottolineato l’eccezionalità della scoperta: “Una quinta immagine centrale non è prevista a meno che non vi sia una distribuzione di massa molto particolare nell’oggetto che devia la luce“.
La materia oscura come chiave di lettura
Per escludere errori tecnici, il gruppo ha sviluppato sofisticati modelli al computer, scoprendo che la massa visibile della galassia in primo piano era insufficiente a produrre la quinta immagine. La soluzione è stata trovata includendo nel calcolo un enorme alone di materia oscura con una massa pari a migliaia di miliardi di volte quella del Sole. Questa componente invisibile, che rappresenta circa l’85% della massa dell’Universo, esercita una forza gravitazionale tale da modificare il percorso della luce in modo inatteso.
Keeton ha spiegato: “Inserendo la materia oscura nei nostri modelli, la matematica e la fisica si sono finalmente allineate con le osservazioni“. La materia oscura, pur non emettendo luce, influenza profondamente la struttura e la dinamica cosmica, confermando ancora una volta l’importanza della modellazione per rivelare ciò che non si può vedere direttamente.
Un laboratorio naturale per lo studio dell’Universo
La scoperta, pubblicata su The Astrophysical Journal, presenta un valore scientifico notevole. L’effetto lente gravitazionale funziona come un telescopio cosmico, permettendo di osservare con dettagli unici sia la galassia distante sia la distribuzione della materia oscura che piega la luce. Pierre Cox ha definito il sistema “un laboratorio naturale” per studiare contemporaneamente oggetti lontani e fenomeni invisibili.
