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Home Scienze

Scoperta scientifica: i cuccioli mummificati siberiani di circa 14.000 anni fa, erano lupi, non cani domestici

by Redazione
15 Giugno 2025
Mummified-Pup_Siberia@Sergey-Fedorov-The-Siberian-Times

Mummified-Pup_Siberia- Credit: Sergey Fedorov/The-Siberian-Times

Tumat, Siberia, 15 giugno 2025 – Le recenti ricerche hanno rivoluzionato le nostre conoscenze su due cuccioli mummificati di circa 14.000 anni fa, scoperti nel permafrost del nord della Siberia, nel sito di Syalakh, vicino al villaggio di Tumat. Questi esemplari, noti come Tumat Puppies, precedentemente ritenuti i primi cani domestici o lupi addomesticati, sono stati ora identificati come cuccioli di lupo selvatico, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Quaternary Research. La scoperta offre nuove prospettive sul rapporto tra lupi e umani nel Pleistocene e fornisce dettagli inediti sulla vita e la dieta degli animali dell’era glaciale.

Due cuccioli di lupo mummificati dal Pleistocene

I resti di questi due cuccioli, probabilmente sorelle, sono stati trovati in condizioni eccezionali di conservazione, con pelo, pelle, artigli e persino contenuti gastrici intatti grazie al congelamento naturale. La loro età è stimata tra 14.046 e 14.965 anni, collocandoli all’epoca dell’ultima glaciazione. Inizialmente si era ipotizzato che fossero i primi cani domestici, soprattutto perché erano stati rinvenuti in prossimità di ossa di mammut lanoso lavorate dall’uomo, suggerendo una possibile convivenza o addomesticamento. Tuttavia, l’analisi genetica e chimica dei tessuti e del contenuto stomacale ha dimostrato che si tratta di cuccioli di lupo di circa due mesi, privi di segni di interazione con l’uomo.

I ricercatori, guidati da Anne Kathrine Wiborg Runge dell’Università di York e dell’Università di Copenaghen, hanno ipotizzato che la morte improvvisa dei cuccioli sia stata causata dal crollo della tana sotterranea in cui si trovavano, probabilmente a seguito di una frana.

Dieta e ambiente dei lupi del Pleistocene

Un aspetto sorprendente dello studio riguarda l’analisi dell’ultimo pasto dei cuccioli. Gli scienziati hanno identificato nel loro stomaco resti di carne di rinoceronte lanoso e piume di un piccolo uccello, il pispolo, oltre a tracce di vegetali come erbe di prateria, foglie di salice e arbusti tipici dell’epoca. La presenza di pelle di rinoceronte lanoso, parzialmente digerita, suggerisce che i lupi fossero nutriti dal branco e che la loro dieta fosse simile a quella dei lupi moderni, ossia onnivora, comprendente carne e vegetali.

Il rinoceronte lanoso identificato era probabilmente un cucciolo, più facile da cacciare o recuperare come carcassa rispetto a un adulto. Questa scoperta implica che i lupi del Pleistocene potevano essere di dimensioni maggiori rispetto agli esemplari attuali e che il branco avesse capacità cooperative di caccia avanzate. Secondo il dottor Nathan Wales dell’Università di York, la caccia a una preda così grande dimostra una complessità comportamentale significativa nei lupi antichi.

Implicazioni per lo studio della domesticazione del cane

La scoperta che i Tumat Puppies fossero cuccioli di lupo e non cani domestici ha importanti implicazioni per la comprensione dell’origine della domesticazione del cane, uno dei processi più complessi e ancora poco chiari dell’archeologia e della biologia evolutiva. La difficoltà nel distinguere tra lupi e cani primitivi è accentuata dal fatto che i cuccioli possono presentare caratteristiche morfologiche sovrapponibili.

Gli studiosi sottolineano che, nonostante la vicinanza dei resti a un sito umano di macellazione di mammut, non vi sono evidenze che i lupi fossero allevati o nutriti da esseri umani. Piuttosto, probabilmente vivevano autonomamente, all’interno di un ecosistema ricco di risorse vegetali e animali, e la loro dieta non includeva mammut. La domesticazione, secondo le ipotesi più accreditate, avrebbe richiesto una lunga convivenza e un adattamento graduale tra umani e lupi, con molte generazioni di selezione e mutamenti comportamentali.

Dr. Linus Girdland-Flink, esperto in archeologia biomolecolare dell’Università di Aberdeen, ha commentato che la distinzione tra lupi selvatici e cani primitivi necessita di un approccio multidisciplinare che combina dati genetici, morfologici ed ecologici. La ricerca sui Tumat Puppies rappresenta un passo avanti significativo in questo senso.

Un ecosistema del Pleistocene svelato

Oltre a fornire informazioni sugli animali, la ricerca ha permesso di ricostruire l’ambiente in cui questi lupi vivevano. L’analisi di resti di piante fossili presenti nello stomaco indica un clima relativamente mite e secco, con una vegetazione diversificata comprendente praterie e arbusti, che caratterizzava il Pleistocene superiore in Siberia. Questo ambiente avrebbe sostenuto un’ampia varietà di fauna, tra cui grandi erbivori come il rinoceronte lanoso e il mammut, prede fondamentali per i predatori come i lupi.

Le condizioni eccezionali di conservazione nel permafrost hanno reso possibile studiare dettagli finora inaccessibili, come il contenuto dello stomaco e la composizione chimica dei tessuti, aprendo nuove prospettive per la paleobiologia e l’archeozoologia.


Questa ricerca rappresenta un importante contributo alla comprensione degli ecosistemi pleistocenici e del rapporto tra lupi e umani, chiarendo alcuni aspetti dell’evoluzione delle specie canine e della loro interazione con l’ambiente e le comunità umane antiche. I Tumat Puppies non sono semplici reperti, ma chiavi per ricostruire un passato remoto ancora ricco di misteri.

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