Roma, 22 settembre 2025 – Un evento cosmico senza precedenti ha catturato l’attenzione degli astronomi di tutto il mondo: una serie di lampi di raggi gamma (GRB) che si sono ripetuti più volte nell’arco di una sola giornata, un fenomeno mai osservato nei 50 anni di studi su queste potenti esplosioni. E’ quanto riporta la CNN. Questo straordinario segnale, denominato GRB 250702BDE, è stato analizzato grazie alla collaborazione internazionale tra diversi osservatori spaziali e terrestri, rivelando caratteristiche che mettono in discussione le attuali conoscenze sull’evoluzione stellare e gli eventi catastrofici nell’universo.
Un lampo gamma unico nel suo genere
I lampi di raggi gamma rappresentano le esplosioni più intense conosciute nell’universo, solitamente generate dal collasso finale di stelle massicce o dalla loro distruzione da parte di buchi neri. Normalmente, questi fenomeni durano da millisecondi a pochi minuti e si manifestano come eventi singoli, irrepetibili a causa della natura distruttiva che li causa. Tuttavia, il GRB 250702BDE, osservato il 2 luglio 2025, ha mostrato una durata e un comportamento del tutto insoliti: tre impulsi distinti si sono succeduti nell’arco di 24 ore, rendendo questo evento da 100 a 1000 volte più lungo rispetto ai GRB tradizionali.
«È diverso da qualsiasi altro rilevato in mezzo secolo», spiega Antonio Martin-Carrillo, astrofisico presso l’University College Dublin e coautore dello studio pubblicato su The Astrophysical Journal Letters. «Questi lampi non si ripetono mai, poiché l’evento che li produce è catastrofico e irreversibile. Qui, invece, abbiamo avuto un fenomeno che si è attivato più volte, un qualcosa di completamente nuovo».

La caccia alla galassia ospite e le osservazioni multi-telescopio
L’evento è stato inizialmente individuato dal telescopio spaziale Fermi della NASA, che ha segnalato tre lampi provenienti da una regione approssimativa del cielo. Successivamente, i dati retrospettivi dell’Einstein Probe, un telescopio per raggi X sviluppato dall’Accademia cinese delle scienze in collaborazione con ESA e il Max Planck Institute, hanno mostrato un’attività X nella stessa zona già il giorno prima.
Per localizzare con precisione la sorgente, gli astronomi hanno utilizzato il Very Large Telescope (VLT) dell’ESO in Cile, dotato della fotocamera infrarossa HAWK-I. Questa osservazione ha permesso di identificare la posizione esatta del GRB, confermando che la sorgente non si trova nella Via Lattea, ma in una galassia distante alcuni miliardi di anni luce, come testimoniano anche le immagini acquisite dal telescopio spaziale Hubble.
«Scoprire che questo oggetto è extragalattico implica che l’energia coinvolta è molto più consistente di quanto si pensasse», spiega Martin-Carrillo. «La distanza stimata, benché ancora da affinare, indica che osserviamo un fenomeno che avviene in una galassia lontanissima, e quindi con un impatto energetico enorme».
Ipotesi sull’origine del fenomeno e prospettive future
La natura precisa del GRB 250702BDE rimane un mistero. Gli scienziati avanzano due principali ipotesi per spiegare questo fenomeno di lunga durata e ripetuto. La prima è che si tratti del collasso di una stella massiccia in una modalità mai osservata finora, capace di sostenere un’emissione di raggi gamma prolungata per molte ore. «Se è davvero questo il caso, stiamo assistendo a un collasso stellare completamente diverso da quelli noti», afferma Andrew Levan, astronomo alla Radboud University e primo autore dello studio.
La seconda ipotesi coinvolge una stella nana bianca, un residuo stellare estremamente denso, che viene distrutta da un buco nero di massa intermedia, un tipo di oggetto ancora poco conosciuto e raro. Tale scenario potrebbe spiegare la ripetizione dei lampi e la loro durata prolungata, ma nessuno dei modelli conosciuti riesce a giustificare completamente tutte le caratteristiche osservate.
Per approfondire la comprensione dell’evento, gli astronomi stanno monitorando la sorgente con una serie di strumenti avanzati, tra cui lo spettrografo X-Shooter del VLT e il celebre telescopio spaziale James Webb, che può fornire dati preziosi sul comportamento e sulla composizione chimica dell’oggetto esplosivo. La conferma dell’origine extragalattica è fondamentale per ricostruire l’ambiente e il meccanismo che hanno dato origine a questo fenomeno.
Il significato scientifico dei lampi gamma e le sfide future
I lampi di raggi gamma rappresentano una sorta di “faro cosmico”, poiché la loro enorme luminosità li rende visibili a distanze estremamente grandi, consentendo agli astronomi di studiare l’universo primordiale e le prime stelle nate dopo il Big Bang. Essi offrono un laboratorio naturale per testare le leggi della fisica in condizioni estreme, dalla relatività generale alla fisica delle particelle.
Eric Burns, fisico e astronomo della Louisiana State University, sottolinea l’importanza di sviluppare nuovi strumenti dedicati all’osservazione dei GRB, in particolare satelliti posizionati in punti privilegiati come il punto di Lagrange L2, dove si trova anche il James Webb, per garantire una visione continua e non ostruita dell’universo.
«La comunità scientifica ha bisogno di satelliti con sensibilità molto più elevate per catturare eventi come questo, che altrimenti rischiano di passare inosservati», spiega Burns. Tuttavia, le difficoltà di finanziamento e la situazione incerta dei programmi spaziali attuali complicano la realizzazione di queste missioni.
Andrew Levan evidenzia come lo studio dei GRB sia essenziale per comprendere i processi di morte stellare e la formazione di elementi pesanti nell’universo. Proprio grazie al telescopio James Webb, recentemente è stata confermata la produzione di elementi come oro e platino durante la fusione di stelle di neutroni, fenomeno strettamente collegato alla fisica degli eventi estremi.
«I lampi gamma sono una finestra unica sull’universo primordiale e sulle modalità più estreme con cui le stelle possono terminare la loro vita», conclude Levan. «Capire questo evento straordinario potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione della cosmologia e dell’evoluzione stellare».






