Roma, 30 aprile – Un nuovo studio su una delle culture marinare più influenti, quella fenicia-punica, sfida le attuali ricostruzioni storiche. Analizzando il DNA antico di 210 individui, i ricercatori hanno scoperto un contributo genetico limitato dal Levante alle popolazioni puniche, suggerendo una diffusione culturale più che migrazioni di massa
Un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature ha messo in discussione le attuali interpretazioni storiche riguardanti la civiltà fenicia-punica, una delle culture marinare più influenti del Mediterraneo. I ricercatori, un team internazionale, hanno analizzato i dati genomici di 210 individui antichi, di cui 128 erano fenici o punici, scoprendo che le città fenicie del Levante hanno avuto un impatto genetico limitato sulle popolazioni puniche nel Mediterraneo centrale e occidentale. Questo risultato sorprendente suggerisce che, nonostante le forti connessioni culturali, economiche e linguistiche, la diffusione della cultura fenicia si è verificata principalmente attraverso l’assimilazione culturale piuttosto che attraverso migrazioni di massa.
Le missioni di ricerca
Le missioni condotte dall’Università di Roma Sapienza a Unitelma, sostenute dal Ministero degli Affari Esteri, hanno avuto un ruolo cruciale in questa ricerca. Due progetti distinti, diretti da Alfredo Coppa e Lorenzo Nigro, hanno esaminato i resti umani provenienti da 14 siti fenici e punici, spaziando dal Levante al Nord Africa, dall’Iberia alla Sicilia, fino alla Sardegna e Ibiza. I risultati hanno rivelato un mosaico genetico complesso, evidenziando come i siti punici, tra cui Cartagine, fossero abitati da individui con origini diverse, principalmente siciliane, egee e nordafricane. Ciò riflette una società cosmopolita, caratterizzata da commercio, matrimoni misti e scambi demografici.
Scoperte significative
Particolarmente affascinante è stata la scoperta di una coppia di parenti stretti, sepolti a distanza di centinaia di chilometri: un cugino di secondo grado in Nord Africa (a Kerkouane) e l’altro in Sicilia (a Birgi). Questo elemento supporta ulteriormente l’idea di una mobilità e interconnessione tra le popolazioni del Mediterraneo antico.
Implicazioni della ricerca
I risultati di questo studio non solo illuminano le dinamiche di acculturazione e ibridizzazione, ma sottolineano anche l’importanza delle culture autoctone nel plasmare la civiltà punica, che successivamente influenzerà quella romana. La ricerca, pertanto, non solo amplia la nostra comprensione della storia mediterranea, ma mostra anche il potere dell’analisi del DNA antico nel rivelare le complesse reti di interazione e mobilità delle popolazioni storiche.






