Una ricerca di un team italiano ha rivelato nuove linee di confine nel mantello terrestre, fondamentale per comprendere i movimenti tettonici
Recenti scoperte scientifiche hanno rivelato nuove linee di confine nel mantello terrestre, lo strato che si colloca tra la crosta e il nucleo del nostro pianeta. Queste discontinuità, secondo un gruppo di ricerca guidato da Daniele Brunelli dell’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore), potrebbero fornire informazioni fondamentali per comprendere meglio i movimenti tettonici. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Science Advances.
Obiettivi della ricerca
Brunelli sottolinea che la ricerca ha raggiunto due obiettivi principali: da un lato, ha sviluppato un metodo innovativo per estrarre informazioni sulla composizione del mantello terrestre; dall’altro, ha identificato nuove componenti litologiche mai descritte in precedenza. Il mantello terrestre è uno strato spesso e complesso, la cui dinamica è cruciale per i fenomeni di tettonica delle placche, influenzando eventi come terremoti e eruzioni vulcaniche.
Sfide nello studio del mantello
Una delle sfide principali nello studio del mantello è la sua inaccessibilità fisica, dato che si trova a profondità considerevoli. Per analizzarne la struttura, i ricercatori utilizzano tecniche di indagine indirette, come la propagazione delle onde sismiche. Queste onde, simili a un’ecografia su scala planetaria, hanno permesso di rivelare la presenza di strati di materiali diversi, noti come discontinuità litologiche.
Metodologia della ricerca
Lo studio condotto da Brunelli ha esaminato la composizione delle lave provenienti da aree fredde del mantello, caratterizzate da proprietà uniche. Durante una spedizione oceanografica internazionale nel 2019, il team ha utilizzato il sottomarino Nautile per prelevare campioni di lava dai fondali marini lungo la dorsale medio-Atlantica, fino a profondità di 6.000 metri, in corrispondenza della grande faglia Romanche nell’Atlantico Equatoriale. I campioni raccolti sono stati analizzati nel dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia, dove Anna Cipriani, Federico Lugli e Léna Verhoest hanno contribuito all’analisi dettagliata dei dati.
Questa ricerca non solo amplia la nostra comprensione della geologia terrestre, ma potrebbe anche avere implicazioni significative per la previsione di eventi sismici e vulcanici, contribuendo alla sicurezza e alla preparazione delle popolazioni che vivono in aree a rischio. La continua esplorazione e studio del mantello terrestre rappresentano un passo fondamentale verso una maggiore comprensione della dinamica del nostro pianeta.






