Nel cuore di una grotta al confine tra Albania e Grecia, un gruppo di ricercatori ha individuato quella che potrebbe essere la più grande ragnatela conosciuta al mondo: una vera e propria “megacittà” sotterranea abitata da oltre centomila ragni appartenenti a due specie diverse. L’enorme struttura, che si estende per circa cento metri quadrati, ospita una colonia di circa 69.000 esemplari di Tegenaria domestica – comunemente noti come ragni domestici o ragni dei fienili – e 42.000 individui di Prinerigone vagans, una specie di ragno tessitore di ragnatele a lenzuolo.
Due specie di ragni che vivono insieme
Ciò che rende la scoperta straordinaria non è soltanto la dimensione della tela, ma la cooperazione tra due specie che in natura vivono in solitudine. I ragni sociali che costruiscono ragnatele comuni non sono una novità per la scienza, ma non era mai stato osservato un intreccio così vasto realizzato da individui appartenenti a due specie distinte.
Cientistas descobriram a maior teia de aranha já registrada, escondida em uma caverna sulfurosa na fronteira entre a Albânia e a Grécia. Com impressionantes 106 m², o emaranhado abriga mais de 111 mil aranhas de duas espécies normalmente rivais, Tegenaria domestica e Prinerigone… pic.twitter.com/pIOkoPWD3Q
— JAMES WEBB (@jameswebb_nasa) November 6, 2025
Secondo lo studio pubblicato sulla rivista Subterranean Biology, la presenza simultanea di T. domestica e P. vagans in una colonia unica rappresenta un fenomeno senza precedenti.
Dalla scoperta alla ricerca scientifica
L’esistenza della “megacittà dei ragni” è stata segnalata per la prima volta nel 2022, durante una spedizione di esplorazione faunistica condotta in ambienti sotterranei. Gli esploratori, sorpresi dalle dimensioni e dalla complessità della ragnatela, hanno informato i ricercatori, che hanno poi effettuato diverse missioni nella grotta. L’ingresso si trova sul versante greco, mentre le sezioni più profonde si estendono in territorio albanese.
L’adattamento dei ragni
Le analisi genetiche condotte sui campioni di DNA hanno confermato le identità delle due specie coinvolte, entrambe note per essere ragni di superficie che non formano colonie. I ricercatori hanno anche scoperto che la popolazione presente nella cosiddetta “Sulfur Cave” è geneticamente distinta dai suoi parenti esterni, suggerendo un processo di adattamento all’ambiente estremo della grotta, dove non penetra la luce solare e l’aria è satura di gas solforosi.
Vita nel buio e nell’aria tossica
Per comprendere come questi aracnidi riescano a sopravvivere in condizioni tanto ostili, gli studiosi hanno analizzato l’ecosistema della caverna. Hanno scoperto che il ciclo alimentare si basa su microrganismi in grado di prosperare nel gas di idrogeno solforato. Questi microbi vengono mangiati da minuscoli moscerini del genere Chironomidae, i quali finiscono poi intrappolati nella grande rete, fornendo una fonte di cibo costante per i ragni. Gli scienziati ipotizzano che la disponibilità abbondante di prede abbia favorito la colonizzazione della grotta da parte di T. domestica, trasformandola in un rifugio ideale.
Una convivenza resa possibile dal buio
Un ultimo elemento intrigante riguarda il ruolo dell’oscurità nella sorprendente coabitazione. Secondo i ricercatori, l’assenza di luce potrebbe permettere ai piccoli P. vagans di convivere con i più grandi ragni dei fienili senza essere individuati o aggrediti, creando così un equilibrio unico e finora sconosciuto tra specie diverse.
In questa città di fili e oscurità, nascosta nel confine tra due Paesi balcanici, la natura ha dato vita a una delle più singolari esperienze di cooperazione animale mai osservate.






