Ci sentiamo più attratti da persone diverse da noi o da chi ci somiglia? Scopriamo cosa ne pensa la scienza
L’idea che gli opposti si attraggano è da sempre uno dei miti più affascinanti delle storie romantiche. Cinema, romanzi e canzoni ci hanno abituati a immaginare la passione come l’incontro di due mondi opposti che si completano: l’introverso che si innamora dell’anima vivace e chiassosa, il razionale che perde la testa per l’istintivo, il metodico che si lascia trascinare dall’imprevedibile. Ma se la narrativa alimenta il fascino della differenza, la psicologia e la ricerca scientifica ci raccontano una storia diversa: nella maggior parte dei casi, non sono gli opposti ad attrarsi, bensì i simili.
Il principio che guida questo fenomeno si chiama similarity-attraction effect, ed è documentato da decenni di studi. Scopriamo di più su questo fenomeno e capiamo quanto il nostro partner dovrebbe assomigliarci affinché la relazione funzioni secondo la scienza.
Familiarità, esposizione e coerenza
Fin dagli anni ’60 lo psicologo Donn Byrne dimostrò che, in contesti sperimentali, le persone tendono a preferire chi mostra atteggiamenti simili ai propri piuttosto che chi se ne discosta. Questa regola di base ha trovato conferme in numerosi esperimenti successivi e rimane uno dei capisaldi nello studio delle dinamiche affettive.
Ma perché avviene questo? Una prima spiegazione è che ciò che ci è familiare ci rassicura. A livello cognitivo, quando incontriamo qualcuno che ci ricorda noi stessi o le persone del nostro ambiente, ci sentiamo più a nostro agio. La familiarità riduce l’incertezza, abbassa i livelli di ansia e rende più prevedibile il comportamento dell’altro. Questo meccanismo è collegato al cosiddetto effetto della mera esposizione: più uno stimolo ci è noto, più tendiamo ad apprezzarlo. Funziona con le canzoni che abbiamo già ascoltato, con i volti che incontriamo spesso, ma anche con le caratteristiche psicologiche: ritrovarle in un potenziale partner ci sembra naturale e rassicurante.

Un altro aspetto riguarda la nostra tendenza a ricercare coerenza. Secondo la teoria dell’equilibrio cognitivo, gli esseri umani cercano armonia tra le proprie convinzioni e quelle delle persone vicine. Stare accanto a chi la pensa in modo simile ci conferma che le nostre idee sono valide e condivise, riducendo le tensioni derivanti da opinioni contrastanti. Non si tratta soltanto di comodità: costruire una relazione intima con qualcuno che condivide i nostri valori e le nostre priorità rende più facile prendere decisioni comuni, crescere insieme e immaginare un futuro condiviso.
La teoria del self-essentialist reasoning
Recentemente, alcuni studiosi hanno individuato un altro meccanismo che spiega perché ci sentiamo attratti da chi ci somiglia. Si tratta del cosiddetto self-essentialist reasoning: tendiamo a pensare che ogni persona abbia un nucleo essenziale che definisce chi è davvero.
Quando incontriamo qualcuno che condivide con noi anche solo un piccolo tratto, ad esempio un interesse musicale o un’abitudine quotidiana, la nostra mente proietta questa somiglianza su un piano più ampio, portandoci a credere che quell’individuo possa condividere anche aspetti più profondi della nostra essenza. Questo genera un senso di affinità, rafforzando l’attrazione.
Gli studi scientifici dimostrano queste teorie
Uno studio pubblicato su Nature Human Behaviour nel 2023, che ha analizzato oltre 130 tratti psicologici e comportamentali in centinaia di migliaia di coppie, ha dimostrato che nell’82-89% dei casi i partner mostrano correlazioni positive, cioè tendono a somigliarsi piuttosto che a divergere.
Le somiglianze riguardano non solo aspetti evidenti come l’istruzione o lo stile di vita, ma anche tratti più sottili, come le abitudini di salute, i valori politici o la propensione all’attività fisica. I ricercatori hanno osservato che le correlazioni negative, cioè le vere differenze complementari, sono rare e deboli. In altre parole, l’idea che gli opposti si attraggano non trova conferma nei dati su larga scala.
Questa somiglianza non è soltanto il risultato della convivenza, come se col tempo trascorso insieme le persone diventassero sempre più simili tra loro, ma piuttosto un effetto di assortazione iniziale: le coppie si scelgono già partendo da affinità preesistenti. Vivere insieme può rafforzare alcune abitudini comuni, ma la base di similarità è quasi sempre presente fin dall’inizio.
Gli opposti si attraggono, ma non per sempre
Ciò che è diverso da noi può attrarci inizialmente, ma questa attrazione tende ad estinguersi con il tempo. Una persona diversa da noi può incuriosirci, stimolarci, introdurci a mondi nuovi. In termini di chimica e di eccitazione emotiva, la novità funziona come una scintilla. Tuttavia, se non si accompagna a una solida base di affinità, difficilmente quella scintilla si trasforma in una relazione stabile. Ci sono poi casi in cui una certa complementarità funziona davvero: un partner più organizzato che compensa l’altro più disordinato, o uno più socievole che integra l’altro più riservato. Ma si tratta di differenze limitate e specifiche, che riescono a trovare equilibrio proprio perché inserite in un contesto di valori e obiettivi condivisi.
La psicologia mette anche in guardia dal rischio di idealizzare l’attrazione per l’opposto. Spesso chi si sente affascinato da una persona molto diversa da sé proietta l’illusione di poterla cambiare, di trasformarla in qualcosa di più vicino alla propria visione. Questo meccanismo, pur romantico, porta facilmente a conflitti e frustrazioni quando le differenze si rivelano troppo profonde. Al contrario, scegliere un partner simile garantisce maggiore stabilità e riduce i conflitti a lungo termine, perché permette di condividere una narrativa di vita coerente.
Cosa ci rende davvero simili?
L’aspetto più rilevante è che la similarità non riguarda solo le preferenze superficiali, ma i valori centrali che orientano le scelte quotidiane e le grandi decisioni. Una coppia può sopravvivere a differenze di gusto musicale o a orari diversi di sonno, ma difficilmente resiste se emergono divergenze profonde su temi come il desiderio di avere figli, la gestione del denaro o la visione della carriera. In questi ambiti, la somiglianza diventa un vero fattore protettivo della relazione.
In conclusione, le evidenze scientifiche suggeriscono che l’amore non è tanto l’incontro di due poli opposti, quanto piuttosto la ricerca di qualcuno che ci rispecchi e ci completi proprio perché ci è simile.
Non significa che dobbiamo cercare copie di noi stessi: ogni relazione vive anche della ricchezza delle differenze, delle sfide e della scoperta dell’altro. Ma ciò che rende una coppia stabile è la condivisione di valori, interessi e prospettive che creano terreno comune. Il mito degli opposti che si attraggono rimane un’idea affascinante per film e romanzi, ma nella vita reale la scienza è chiara: i simili si scelgono e tendono ad amarsi più a lungo.






