Elon Musk, fondatore di SpaceX e figura simbolo dell’innovazione tecnologica, ha rilanciato un’idea che sembra uscita da un romanzo di fantascienza (o da uno degli episodi più famosi dei Simpson): usare satelliti per regolare la quantità di luce solare che raggiunge la Terra. L’obiettivo, spiegato in un post pubblicato su X, sarebbe quello di contrastare il riscaldamento globale intervenendo direttamente sull’energia solare che alimenta il sistema climatico del pianeta. L’annuncio ha immediatamente riacceso il dibattito sulla geoingegneria solare, un campo di ricerca tanto affascinante quanto controverso.
La proposta di Musk: riflettere la luce del Sole dallo spazio
Il concetto a cui Musk si riferisce è noto come Solar Radiation Management (SRM), ovvero gestione della radiazione solare. In termini semplici, si tratterebbe di riflettere una piccola parte della luce del Sole verso lo spazio per abbassare la temperatura globale. Alcuni esperimenti prevedono di disperdere particelle riflettenti nella stratosfera, mentre la visione di Musk punta più in alto: usare satelliti dotati di specchi o pellicole riflettenti in orbita per creare una sorta di “scudo solare”.
Dalla teoria alla realtà: cosa può fare davvero SpaceX?
Sebbene l’idea non sia nuova, il coinvolgimento di Musk le conferisce un peso inedito. SpaceX dispone infatti della più vasta costellazione di satelliti mai realizzata, con oltre seimila unità in orbita grazie al programma Starlink.
A large solar-powered AI satellite constellation would be able to prevent global warming by making tiny adjustments in how much solar energy reached Earth
— Elon Musk (@elonmusk) November 3, 2025
Questo significa che, almeno sul piano tecnico, l’infrastruttura per un progetto di geoingegneria spaziale su larga scala potrebbe già esistere. Tuttavia, realizzare un sistema capace di modificare l’irraggiamento solare resta un’impresa colossale, con enormi difficoltà tecniche, costi astronomici e incognite ambientali ancora tutte da valutare.
I rischi insiti nell’idea di Musk
La comunità scientifica invita alla prudenza. Modificare anche in minima parte la quantità di luce solare che raggiunge la Terra potrebbe influire in modo imprevedibile su correnti atmosferiche, precipitazioni e temperature regionali. Il rischio, avvertono gli esperti, è di creare nuovi squilibri climatici invece di risolvere quelli esistenti. Inoltre, temono che un approccio di questo tipo possa essere percepito come una “scorciatoia”, ritardando le azioni più urgenti per ridurre le emissioni di anidride carbonica.
Il nodo politico e morale
Oltre ai problemi tecnici, l’idea di Musk solleva questioni etiche e legali di portata globale. Chi avrebbe il diritto di decidere se, quando e quanto “oscurare” il pianeta? Se una nazione o un’azienda privata agisse unilateralmente, le conseguenze potrebbero colpire regioni lontane in modi imprevedibili.
Mancano oggi norme internazionali che regolino un intervento di tale scala, e la possibilità che un singolo attore possa modificare il clima terrestre pone interrogativi senza precedenti.
Tra provocazione e visione futuristica
Per ora non esistono prove che SpaceX stia effettivamente sviluppando un progetto SRM, né la tecnologia necessaria per attuarlo su larga scala. L’annuncio di Musk appare più come una provocazione intellettuale, un modo per spingere il dibattito sulle soluzioni estreme al cambiamento climatico in un momento in cui le politiche tradizionali mostrano i loro limiti.





