L’Italia fa i conti con un nuovo aumento dei casi di West Nile Virus. Secondo gli ultimi dati diffusi dal ministro della Salute Orazio Schillaci in Senato, al 6 agosto sono 146 i casi confermati di infezione nell’uomo. Di questi, 59 hanno sviluppato la forma neuro-invasiva, mentre 75 hanno manifestato febbre e 11 sono risultati asintomatici, in parte scoperti tra i donatori di sangue. I decessi ufficialmente notificati sono 12: uno in Piemonte, quattro nel Lazio e sette in Campania.
Lazio e Campania tra le regioni più colpite dal virus West Nile
L’infezione risulta distribuita in 37 province di 10 regioni italiane. Le due più colpite sono Lazio, con 93 casi confermati, e Campania, con 24. Seguono Veneto (14), Emilia-Romagna (4), Piemonte (4), Lombardia (3), Sardegna (2) e Puglia (1). A questi si aggiunge la Basilicata, dove è stato recentemente rilevato il primo caso umano: un sessantenne residente in un’area rurale di Pisticci, ora ricoverato a Altamura, in Puglia. La situazione, ha precisato l’Azienda sanitaria locale di Matera, è al momento sotto controllo, e sono state avviate le indagini previste dai protocolli sanitari per valutare la circolazione del virus sul territorio.
Dati in linea con gli anni precedenti, ma resta alta l’attenzione
Il ministro Schillaci ha sottolineato come i numeri del 2025 siano, finora, paragonabili a quelli degli anni passati. Nel 2018 furono registrati 618 casi e 49 decessi, mentre nel 2022 si toccarono i 728 contagi confermati, con 51 vittime. Anche il 2024 aveva visto un incremento progressivo: dai 28 casi iniziali segnalati al 31 luglio si era passati a 484 a fine anno, con 36 decessi complessivi. Nonostante ciò, ha osservato Schillaci, in quegli anni l’attenzione mediatica è stata più contenuta rispetto a oggi.
West Nile, come si manifesta e chi rischia di più
L’infezione da West Nile, trasmessa da zanzare infette, nella maggior parte dei casi decorre in modo asintomatico. Solo una persona su cinque può sviluppare febbre e sintomi lievi. Nei casi più gravi, che si verificano in circa un paziente ogni 150 infetti, possono insorgere complicanze neurologiche come encefalite e meningite. La mortalità associata a queste forme più serie si mantiene comunque bassa, sotto il 10% dei casi neuro-invasivi, con un rischio più elevato per anziani e persone con un sistema immunitario compromesso.
Fattori climatici e ambientali favoriscono la diffusione
Secondo il ministro della Salute, la maggiore diffusione di virus trasmessi da vettori – come il West Nile – è legata a una combinazione di fattori ambientali. L’Italia, in particolare, si trova lungo le rotte migratorie degli uccelli selvatici, che possono fungere da serbatoi naturali del virus, e presenta numerose aree climaticamente favorevoli alla proliferazione delle zanzare vettori, soprattutto nei mesi estivi.
Misure di prevenzione e sorveglianza attiva
La risposta del sistema sanitario alla diffusione del virus si basa sul Piano Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi (PNA) 2020-2025. Il piano prevede azioni di monitoraggio costante, disinfestazioni mirate (da avviare già in primavera), utilizzo di prodotti adeguati per evitare lo sviluppo di resistenze e programmi di formazione specifici per gli operatori sanitari. Il ministro Schillaci ha assicurato il pieno sostegno del Ministero della Salute alla rete dei servizi territoriali e annunciato una prossima missione a Latina, il 12 agosto, per un incontro operativo con le autorità locali.
Situazione monitorata, nessun allarme
Schillaci ha ribadito che la situazione attuale è sotto controllo e non giustifica allarmismi. I dati raccolti sono in linea con quelli registrati negli scorsi anni, e le misure sanitarie previste sono pienamente operative. L’appello, in caso di sintomi sospetti come febbre o malessere generalizzato, è quello di rivolgersi tempestivamente al medico di base o al pediatra di fiducia.






