Roma, 30 luglio 2025 – L’epidemia di virus West Nile in Italia desta preoccupazione, con una stima di circa 10mila infezioni nel Paese, secondo quanto riferito da Federico Gobbi, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali e Microbiologia dell’Irccs Ospedale Sacrocuore Don Calabria di Negrar. La maggior parte dei casi, tuttavia, rimane asintomatica o con sintomi lievi, ma il rischio di complicanze gravi persiste, soprattutto per le persone anziane o immunodepresse.
La diffusione del virus e le sue caratteristiche
Il virus West Nile è un arbovirus appartenente alla famiglia Flaviviridae, trasmesso principalmente da zanzare del genere Culex. Il virus è endemico in Italia dal 2008, con focolai soprattutto nelle regioni del Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e recentemente nel Lazio e in Campania. L’infezione si sviluppa in modo imprevedibile: per ogni 150 persone punti da zanzare infette, una sviluppa una forma grave di meningo-encefalite, circa 30 manifestano sintomi simil-influenzali e 120 rimangono asintomatici. La mortalità tra i casi gravi si attesta tra il 10 e il 15%, con un decesso ogni 1000-1500 persone infettate.
Secondo Gobbi, nel 2022 il Veneto ha registrato circa 500 casi di West Nile, con 150 meningo-encefaliti e 22 decessi. Nel 2025, fino alla fine di luglio, sono stati confermati 32 casi, con 7 decessi, localizzati principalmente nel Lazio e in Campania.
Prevenzione e sorveglianza sanitaria
Al momento non esistono vaccini o terapie specifiche contro il virus West Nile. La prevenzione si basa quindi sulla protezione individuale contro le punture di zanzara: uso di repellenti, abiti protettivi, zanzariere e l’eliminazione dei ristagni d’acqua, habitat favorevoli per la proliferazione delle zanzare. Le istituzioni sono chiamate a intensificare le campagne di disinfestazione per limitare il rischio di contagio.
L’esperto sottolinea l’importanza di una sorveglianza attiva da parte della classe medica: “Nel caso di febbre estiva non spiegata, è necessario considerare la possibilità di un’infezione da arbovirus come il West Nile”. Inoltre, è fondamentale testare le donazioni di sangue e organi, poiché i soggetti asintomatici possono rappresentare un pericolo per la salute pubblica.
In conclusione, la convivenza con il virus West Nile richiede una strategia coordinata tra cittadini, medici e istituzioni per monitorare e contenere la diffusione di questa infezione emergente nel nostro territorio.






