Roma, 3 ottobre 2025 – Salgono a 718 i casi confermati in Italia di infezione da West Nile Virus (WNV) dall’inizio dell’anno, con un bilancio di 49 decessi. Lo rende noto il dodicesimo bollettino della sorveglianza pubblicato oggi dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che monitora attentamente l’evoluzione dell’epidemia nel nostro Paese.
West Nile: distribuzione dei casi e impatto clinico
Tra i 718 casi confermati, 341 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva, la più grave, con una letalità del 14,4% calcolata su queste forme, in lieve diminuzione rispetto al 20% rilevato nel 2018 e sostanzialmente stabile rispetto al 2024. La diffusione del virus interessa ormai 75 province in 17 regioni italiane, tra cui Piemonte, Lombardia, Veneto, Lazio, Campania e Sardegna. In particolare, le regioni con il maggior numero di casi neuro-invasivi sono Lazio (84), Campania (79) e Lombardia (51). I 49 decessi sono concentrati soprattutto in Lazio (18), Campania (14) e Piemonte (7).
Oltre alle forme neuro-invasive, si registrano anche 57 casi asintomatici identificati tra i donatori di sangue e 309 casi con sintomi febbrili. Tra questi ultimi, tre sono casi importati da paesi esteri come Kenya, Egitto e Maldive. Parallelamente sono stati segnalati 10 casi di infezione da Usutu virus, un altro arbovirus trasmesso dalle zanzare, distribuiti principalmente tra Piemonte, Lombardia, Veneto e Lazio.
Misure di sorveglianza e prevenzione
L’Iss continua a sottolineare l’importanza della sorveglianza capillare e del monitoraggio dei donatori di sangue per contenere la diffusione del virus. La circolazione del WNV è favorita dalla presenza e proliferazione delle zanzare del genere Culex, vettori principali della malattia, e dalla presenza di uccelli serbatoio, soprattutto passeriformi. Le autorità sanitarie raccomandano pertanto precauzioni individuali come l’uso di repellenti, indumenti protettivi e zanzariere, oltre a interventi di controllo ambientale per ridurre la presenza di acque stagnanti dove le zanzare si riproducono.
Il bollettino segnala anche la presenza di focolai di altre arbovirosi, con 364 casi confermati di chikungunya, di cui 323 autoctoni, e 166 casi di dengue, oltre a poche segnalazioni di Zika virus, Tbe e Toscana virus. Questi dati evidenziano la necessità di mantenere alta l’attenzione e rafforzare le attività di prevenzione e controllo dei vettori su tutto il territorio nazionale.






