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“Tutti noi abbiamo la capacità di uccidere e commettere omicidi”: le sconvolgenti parole della psicologa Julia Shaw

Ospite al Lex Fridman Podcast, la psicologa criminale parla di natura umana, memoria, sessualità e concetti ambigui come "bene" e "male"

by Marco Viscomi
17 Ottobre 2025
La psicologa criminale Julia Shaw

La psicologa criminale Julia Shaw | Instagram - @drjuliashaw

Nella nuova puntata del Lex Fridman Podcast ospite la psicologa criminale Julia Shaw. Nell’intervista si parla di una vasta gamma di argomenti legati alla natura umana e al crimine. La discussione verte sulla capacità umana di commettere atti malvagi, con la Shaw che sostiene che tutti possiedono il potenziale per tali azioni e che le fantasie omicide sono sorprendentemente comuni. Vengono esplorati i tratti della personalità oscura, come la psicopatia. La conversazione tocca anche la natura fluida e inaffidabile della memoria, evidenziando la facilità con cui è possibile impiantare falsi ricordi, e si conclude con un esame della sessualità, del monogamismo e della bisessualità, compresa la sua ricerca sulla scala Kinsey e la Klein Grid.

Julia Shaw, la natura del male e il continuum umano

L’intervista con la dottoressa Julia Shaw, psicologa criminale e autrice di diversi libri influenti tra cui Evil: The Science Behind Humanity’s Dark Side (Il Male: la scienza dietro il lato oscuro dell’umanità), offre una panoramica approfondita sulla natura umana, la criminalità, la memoria e la sessualità. Shaw sostiene una prospettiva basata sulla psicologia che mira a smantellare le nozioni binarie di “bene” e “male” per promuovere una comprensione più sfumata e, in definitiva, più sicura della società.

Uno dei temi centrali di Shaw è che “evil is a continuum” (il male è un continuum). Le caratteristiche oscure della personalità, spesso associate alla parola “male” (la cosiddetta Dark Tetrad: psicopatia, sadismo, narcisismo e machiavellismo), non sono etichette binarie “mostro o non-mostro“, ma tratti scalabili presenti in ognuno di noi. Il sadismo è definito come il piacere nel ferire gli altri; il machiavellismo è fare tutto il necessario per andare avanti; il narcisismo è l’eccessivo piacere in sé stessi; e la psicopatia è spesso caratterizzata da mancanza di empatia, inganno e stile di vita parassitario.

La psicologa criminale Julia Shaw
La psicologa criminale Julia Shaw e il suo libro sul green crime, il crimine ambientale | Instagram – @drjuliashaw

La problematicità di un termine così netto come “male”

Julia Shaw insiste sul fatto che l’uso della parola “male” per descrivere gli esseri umani è problematico perché essa tende ad “alienare” gli altri e a bloccare la conversazione. “Starei attento a usare la parola ‘malvagio’, perché penso che non dovremmo usarla per descrivere gli esseri umani, dato che il più delle volte serve a ‘distanziare’ o ‘disumanizzare’ le persone” afferma Shaw. Quando etichettiamo qualcuno come “cattivo” o “malvagio,” creiamo una differenziazione artificiale che ci esime dal tentativo di comprendere le radici del comportamento dannoso, pensando: “Io sono buono, non farei mai una cosa del genere“.

Al contrario, Shaw sottolinea che la capacità di commettere atti terribili è universale. “Tutti noi abbiamo la capacità di uccidere e commettere omicidi, e di fare altre cose terribili. La vera domanda è perché non facciamo queste cose, piuttosto che perché le facciamo così spesso” spiega. Questa capacità innata è supportata dalla statistica sulle fantasie omicide, che sono incredibilmente comuni: circa il 70% degli uomini e oltre il 50% delle donne le hanno avute.

Empatia e prevenzione

Per Julia Shaw, l’obiettivo dello studio del lato oscuro non è condannare, ma prevenire. Questo richiede la pratica di quella che lei chiama “empatia del male” (evil empathy). L’empatia verso coloro che hanno commesso crimini atroci (come quelli che incontra nel suo lavoro su omicidi, stupri e abusi sessuali) è cruciale non per assolverli, ma per capire le leve psicologiche e sociali che li hanno portati a quel comportamento.

“Vogliamo impedire che quel comportamento si verifichi, e l’unico modo per farlo è capire che cosa ha portato quella persona a trovarsi in quella situazione e a mettere in atto quel comportamento. Ed è per questo che, secondo me, l’empatia verso il male è fondamentale, perché in definitiva ciò che vogliamo è rendere la società più sicura” sottolinea.

Riguardo l’origine della malvagità, Shaw si schiera decisamente dalla parte del nurture (ambiente) piuttosto che del nature (natura), credendo che nessuno nasca malvagio. La disumanizzazione dell’altro è vista come un prerequisito fondamentale per commettere il male su larga scala, un meccanismo psicologico spesso osservato in contesti di guerra.

La realtà del crimine violento

Contrariamente alla rappresentazione mediatica, la maggior parte degli omicidi non è pianificata da serial killer o psicopatici con schemi complessi. “Quello che in realtà accade nella maggior parte degli omicidi, che non è ciò che si vede in TV, perché è davvero noioso, è che si tratta di una lite che sfugge di mano“ afferma Julia Shaw. Molti omicidi sono il risultato di reazioni esagerate a discussioni per ragioni “stupide”, come un piccolo debito o il furto di una bicicletta.

I serial killer, come Robert Pickton, spesso presentano una psicologia caratterizzata da una profonda solitudine. La mancanza di una rete sociale impedisce il “reality monitoring” (monitoraggio della realtà), portando l’individuo a radicalizzarsi nei propri pensieri, spesso in combinazione con i tratti della Dark Tetrad come la psicopatia e il sadismo.

Shaw critica il sistema di giustizia penale, suggerendo che le sanzioni sono spesso “capovolte“. Sebbene la recidiva per omicidio sia molto bassa (solo l’1-3%), reati ad alto rischio di recidiva come frode, abuso degli anziani e violenza sessuale non ricevono spesso la stessa severità di condanna, sebbene rappresentino un rischio maggiore per la sicurezza pubblica. La riforma del sistema dovrebbe focalizzarsi sulla prevenzione basata sui dati psicologici, non solo sulla percezione di ciò che è “giusto” in termini di punizione.

Julia Shaw, la fragilità della memoria e l’inganno

Nel suo lavoro sulle false memorie, Shaw esplora quanto la nostra percezione della realtà sia malleabile. “Sappiamo che i falsi ricordi sono comuni, che sono una caratteristica di un cervello normale e sano. Non sono un difetto, sono una caratteristica” spiega. La memoria è intrinsecamente fallace; quasi ogni ricordo autobiografico ha un certo grado di falsità.

La facilità con cui le memorie possono essere distorte è stata dimostrata dai suoi studi in cui i partecipanti venivano convinti di aver commesso un crimine mai avvenuto (ad esempio, aggredire qualcuno con un’arma) attraverso tecniche di intervista suggestive e domande tendenziose. Questo processo è reso possibile dal fatto che il nostro cervello è progettato per ricombinare creativamente le informazioni per risolvere problemi, ottimizzando l’elaborazione dei dati e concentrandosi sulla memoria di “sostanza“ (gist memory) anziché sui dettagli precisi (verbatim details).

La difficoltà nel rilevare le bugie è un altro problema che Shaw evidenzia. I professionisti, inclusi gli ufficiali di polizia, sono spesso troppo sicuri della loro capacità di smascherare l’inganno, ma in contesti sperimentali non sono migliori del caso. Questa eccessiva fiducia può portare a errori fatali nel sistema di giustizia, come le condanne sbagliate.

Sessualità, relazioni e norme sociali

Julia Shaw ha anche scritto ampiamente sulla sessualità, in particolare sulla bisessualità (il suo libro Bi mira a sfidare la percezione della bisessualità come una “fase” o un “gradino” verso l’omosessualità). La sua missione è aumentare la visibilità per normalizzare le identità queer e i kinks (feticismi), combattendo la stigmatizzazione e la disumanizzazione che ne derivano.

Molte fantasie sessuali e kinks (come il BDSM, l’interesse per la sottomissione/dominazione) sono in realtà molto comuni. Spesso, l’attrattiva di queste pratiche risiede nell’ipotesi di disinibizione: l’opportunità di “lasciarsi andare” dalle pressioni sociali e dalle decisioni quotidiane.

Riguardo alle relazioni, Shaw esprime opinioni non convenzionali sulla monogamia, considerandola un costrutto sociale che spesso porta al fallimento (il tradimento è comune). Promuove l’onestà e la comunicazione, e vede la gelosia come una bandiera rossa significativa (“jealousy is basically always a red flag“), derivante dall’insicurezza o dal desiderio di possesso, e un precursore della violenza domestica.

Green Crime e la speranza per il futuro

Il lavoro più recente di Julia Shaw si concentra sul Green Crime (Crimine Ambientale), applicando la psicologia criminale a reati come il Dieselgate di Volkswagen, la frode aziendale e il bracconaggio. Questi crimini non sono commessi da persone svantaggiate o con problemi di salute mentale, ma spesso da individui intelligenti in posizioni di potere.

La psicologia dietro questi crimini collettivi aziendali spesso si riduce alla conformità, alla razionalizzazione e alla pressione sociale. Gli individui si convincono che sia accettabile frodare o inquinare perché “lo fanno tutti” e perché l’ambiente aziendale normalizza tali pratiche.

Nonostante lo studio di tanta oscurità, Shaw trae speranza dalla volontà delle persone di comprendere il male e dalle possibilità offerte dalla tecnologia per attuare scoperte scientifiche, ad esempio utilizzando l’intelligenza artificiale (AI) per amministrare interviste cognitive non suggestive (come con la sua compagnia, Spot). L’obiettivo finale, sia nello studio della memoria che in quello del crimine, rimane lo stesso: utilizzare la comprensione psicologica per creare un mondo più sicuro e giusto, normalizzando la discussione su ciò che è “oscuro” per rendere la disumanizzazione più difficile.

Tags: Julia ShawLex Fridman Podcast

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