Berlino, 19 ottobre 2025 – Un importante progresso nella cura del tumore della vescica muscolo-invasivo arriva da uno studio presentato al congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO). Ogni anno in Italia circa 6.000 persone sono colpite da questa forma aggressiva di neoplasia, di cui circa la metà non può sottoporsi a chemioterapia e si affida esclusivamente all’intervento chirurgico. Ora, una nuova terapia combinata offre una speranza concreta per questi pazienti.
Nuova combinazione terapeutica per il tumore della vescica
Lo studio Keynote-905/Ev-303 ha dimostrato che la combinazione di pembrolizumab, un farmaco immunoterapico, con l’anticorpo farmaco-coniugato enfortumab vedotin, somministrata in modo perioperatorio (prima e dopo la chirurgia), riduce significativamente il rischio di recidive e di morte. Con un follow-up medio di 25,6 mesi, il rischio di recidiva si è abbassato del 60% e il rischio di mortalità del 50% rispetto alla sola chirurgia, che rappresenta attualmente l’unico standard di cura per i pazienti non eleggibili alla chemioterapia. Oltre il 70% dei pazienti trattati risulta libero da malattia a 2 anni, un dato che apre a prospettive di guarigione potenziale in questa popolazione finora priva di opzioni terapeutiche efficaci.
Impatto sulla pratica clinica e situazione in Italia
Giuseppe Procopio, Direttore del Programma Prostata e dell’Oncologia Medica Genitourinaria presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, sottolinea come questo risultato rappresenti una svolta: “Per decenni, i pazienti con tumore della vescica muscolo-invasivo non eleggibili al cisplatino sono stati limitati alla chirurgia. Ora, la terapia con pembrolizumab più enfortumab vedotin cambia significativamente la prognosi, aumentando la sopravvivenza e riducendo le recidive”.
Nel 2024, in Italia sono stati stimati circa 31.000 nuovi casi di tumore della vescica, confermando la rilevanza clinica di questa innovazione per una popolazione numerosa e spesso fragile. Patrizia Giannatempo, dirigente dell’Oncologia Medica Genitourinaria all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, definisce questo progresso “un traguardo senza precedenti per una popolazione composta in gran parte da pazienti non eleggibili alla chemioterapia”.
La presentazione dei dati al congresso ESMO di Barcellona ha evidenziato l’importanza di integrare trattamenti innovativi nel percorso terapeutico dei tumori urologici, con l’obiettivo di migliorare la qualità e la durata della vita dei pazienti. La combinazione di immunoterapia e anticorpi farmaco-coniugati rappresenta oggi un’opportunità concreta di cura per una patologia ad alta aggressività e con limitate opzioni precedenti.
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