Roma, 31 luglio 2025 – In occasione della Giornata mondiale dedicata al tumore al polmone, una delle neoplasie più diffuse e letali a livello globale, emergono importanti novità nel trattamento del carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC), una forma particolarmente aggressiva e a rapida progressione. In Italia, ogni anno si registrano circa 44.831 nuovi casi di tumore polmonare, di cui il 12% rappresentato dallo SCLC.
Un nuovo composto di origine marina apre nuove prospettive terapeutiche
Tra i progressi più significativi figura un composto sintetico di origine marina, derivato dall’invertebrato Ecteinascidia turbinata, che ha mostrato risultati promettenti come terapia di mantenimento in prima linea per i pazienti con SCLC in stadio esteso (ES-SCLC). I dati dello studio di fase 3 IMforte, presentati all’ASCO Annual Meeting 2025 di Chicago e pubblicati su The Lancet, indicano che l’associazione di questo composto con l’immunoterapia riduce del 46% il rischio di progressione della malattia o di morte. La sopravvivenza mediana globale è salita a 13,2 mesi, rispetto ai 10,6 mesi ottenuti con la sola immunoterapia.
La professoressa Silvia Novello, direttrice della Struttura Complessa di Oncologia Medica dell’Ospedale San Luigi di Orbassano e docente all’Università di Torino, ha sottolineato l’importanza di questi risultati: “Il carcinoma polmonare a piccole cellule è una delle forme più aggressive e difficili da trattare. Nella maggior parte dei casi, la diagnosi è tardiva e le opzioni terapeutiche limitate. Lo studio IMforte rappresenta un’importante novità, con un miglioramento significativo della sopravvivenza globale e della sopravvivenza libera da progressione.”
La ricerca italiana e il contributo della natura nella lotta ai tumori
PharmaMar, azienda che ha sviluppato il composto sintetico, vanta una vasta collezione di oltre 500.000 campioni congelati di invertebrati marini, raccolti in più di 35 Paesi, con un continuo lavoro di ricerca che coinvolge biologi marini e sommozzatori. Questa strategia di esplorare il potenziale terapeutico degli organismi marini si inserisce in un contesto più ampio in cui molte molecole antitumorali sono derivate da fonti naturali, quali piante e organismi marini.
Negli ultimi decenni, infatti, la farmacologia oncologica ha tratto vantaggio da composti come la trabectedina, anch’essa originaria dell’Ecteinascidia turbinata, utilizzata nel trattamento di sarcomi e tumori ovarici, e la citarabina, derivata da spugne marine, impiegata nelle leucemie. Questo approccio innovativo rappresenta una frontiera importante nella ricerca oncologica, offrendo nuove speranze per forme tumorali finora difficili da trattare.






