Milano, 10 novembre 2025 – Una nuova indagine dell’associazione Essere Animali ha evidenziato una diffusione preoccupante del fenomeno noto come white striping nei petti di pollo venduti a marchio Conad, Coop ed Esselunga in numerosi supermercati italiani. La ricerca, condotta tra aprile e maggio 2025 in 48 punti vendita di dieci città italiane, ha rilevato che oltre il 90% delle confezioni analizzate presenta striature bianche visibili, segno di una patologia muscolare legata alla rapida crescita degli animali allevati in modo intensivo.
White striping: cos’è e perché interessa i consumatori
Il white striping consiste nell’insorgere di strisce bianche parallele alle fibre muscolari del petto di pollo, dovute all’infiltrazione di tessuto connettivo e grasso. Sebbene possa ricordare la marezzatura tipica di alcune carni bovine pregiate, questo fenomeno nei polli è indice di un processo degenerativo muscolare determinato da una crescita eccessivamente rapida e innaturale. Studi aggiornati confermano che i polli a rapido accrescimento, selezionati per ottenere un peso elevato in tempi molto brevi (circa 35-42 giorni contro i 56-80 giorni delle razze a crescita lenta), sviluppano muscoli pettorali molto grandi, fino a due terzi in più rispetto ai polli tradizionali.
Questa crescita accelerata supera la capacità del sistema circolatorio di fornire sangue e ossigeno sufficienti, causando infiammazione e sostituzione di fibre muscolari con tessuto fibroso e adiposo, le cosiddette strisce bianche.
L’indagine di Essere Animali ha analizzato 619 confezioni di petto di pollo a marchio delle catene italiane più diffuse: il fenomeno è risultato presente nel 92% dei prodotti Conad, nel 90,6% di quelli Coop e nel 96,4% di Esselunga. La gravità del fenomeno, definita con livelli da 2 a 3, interessa in media circa la metà delle confezioni con white striping, con Coop che registra la percentuale più alta di casi gravi (55,4%).

Impatto sulla qualità nutrizionale e sul benessere animale
Dal punto di vista della sicurezza alimentare, numerosi studi scientifici ribadiscono che il white striping non rappresenta un rischio per la salute umana. Tuttavia, la presenza di tessuto fibroso e di grasso in quantità maggiori rispetto al normale modifica la consistenza della carne e ne riduce leggermente il contenuto proteico, aumentando la frazione lipidica fino al 224% in alcuni casi, anche se l’incremento assoluto rimane modesto (da 0,8 g a circa 2,6 g di grassi per 100 g di carne). Questa alterazione si traduce in una carne più fibrosa, meno tenera e con una digestione rallentata rispetto al petto di pollo standard.
Per quanto concerne il benessere degli animali, non esistono dati certi che confermino un dolore diretto associato al white striping, ma la teoria eziologica suggerisce una possibile sofferenza legata a condizioni di ipossia muscolare e infiammazione. Gli animali colpiti dall’anomalia mostrano tuttavia un aspetto esteriore sano, con normali comportamenti alimentari e crescita regolare o superiore alla media, benché alcune segnalazioni indichino difficoltà motorie in rari casi.
Le risposte delle catene di supermercati e le prospettive future
Dopo la pubblicazione dei risultati, le catene Conad, Coop ed Esselunga hanno preferito prendersi tempo per fornire riscontri ufficiali, mentre Essere Animali sollecita un impegno concreto da parte di queste realtà strategiche per migliorare le condizioni di allevamento. L’associazione sottolinea che adottare standard più rigorosi, come quelli dello European Chicken Commitment — che prevede l’eliminazione delle razze a rapido accrescimento, maggior spazio e arricchimenti ambientali per gli animali, e sistemi di stordimento più efficaci — potrebbe ridurre significativamente la diffusione del fenomeno e migliorare la qualità della carne.
Ad oggi, solo alcune insegne, come Carrefour, Eataly e Cortilia, hanno aderito a questo impegno europeo. La pressione verso una maggiore trasparenza è alta, soprattutto perché il pollo rappresenta uno degli alimenti più consumati in Italia, con oltre 500 milioni di esemplari macellati ogni anno, per la maggior parte allevati in sistemi intensivi che favoriscono il rapido accrescimento.
Le aziende del settore avicolo e i ricercatori stanno lavorando per individuare le cause precise e le contromisure più efficaci per limitare il white striping, ma finora non è stata trovata una soluzione definitiva. Come sottolinea il professor Massimiliano Petracci dell’Università di Bologna, la selezione genetica per aumentare la velocità di crescita e il volume muscolare è il principale fattore alla base di queste anomalie che compromettono la qualità visiva e organolettica del prodotto, con inevitabili ripercussioni economiche per le aziende.
Un fenomeno complesso: cause, diffusione e considerazioni finali
La complessità del white striping è confermata dall’osservazione che non tutti gli animali dello stesso allevamento presentano il disturbo, suggerendo un’interazione tra fattori genetici, dietetici e ambientali. Anche polli allevati con metodi biologici o a crescita lenta possono manifestare il fenomeno, sebbene in misura minore.
Nonostante il clamore suscitato dalle recenti denunce, è importante sottolineare che la carne con white striping viene generalmente ritenuta sicura per il consumo, e che i controlli sanitari escludono dal mercato gli esemplari effettivamente malati o in condizioni non idonee. Tuttavia, la presenza diffusa di questo difetto evidenzia come la ricerca di quantità e rapidità produttiva stia incidendo negativamente sulla qualità della carne e, potenzialmente, sul benessere degli animali.
Il dibattito rimane aperto e richiede un maggiore coinvolgimento delle catene di distribuzione e degli allevatori per promuovere allevamenti più sostenibili e rispettosi delle esigenze biologiche dei polli, garantendo così ai consumatori prodotti più sani e di qualità superiore.
