L’episodio avvenuto in provincia di Viterbo riaccende i riflettori su un fenomeno rarissimo e ancora poco conosciuto dalla medicina: ecco cos’è la Sindrome di Lazzaro
Una vicenda a tratti incredibile, ma reale, ha scosso Tarquinia (Viterbo) e ha riportato l’attenzione su una delle sindromi più enigmatiche e rare conosciute in ambito medico. Un uomo di 83 anni, colpito da un arresto cardiaco nella sua abitazione, è stato soccorso d’urgenza dal personale del 118. Nonostante i tentativi di rianimazione cardiopolmonare (RCP), durati circa 30 minuti, il medico dell’equipaggio ha constatato il decesso dell’anziano, come da protocollo.
Ma pochi minuti dopo, mentre i familiari erano ancora sotto shock, l’incredibile: l’uomo ha improvvisamente ripreso a respirare da solo. Un ritorno alla vita improvviso e inspiegabile, che ha spinto i sanitari a trasferirlo immediatamente in ospedale, dove è ora ricoverato in terapia intensiva. Le sue condizioni restano critiche, ma stabili.
Secondo quanto riferito dalla ASL di Viterbo, l’episodio potrebbe essere classificato come un raro caso di Sindrome di Lazzaro, dal nome evocativo del personaggio evangelico riportato in vita da Gesù.
Cos’è la Sindrome di Lazzaro: definizione e caratteristiche
Nota in ambito medico come “autoresuscitazione spontanea dopo un tentativo fallito di rianimazione cardiopolmonare”, la Sindrome di Lazzaro è un evento rarissimo, documentato in meno di 100 casi a livello mondiale. Si verifica quando un paziente, dichiarato clinicamente morto dopo l’arresto cardiaco e l’interruzione delle manovre rianimatorie, riprende inspiegabilmente attività cardiaca e respiratoria.
Il fenomeno, descritto per la prima volta in letteratura scientifica nel 1982, prende il nome da Lazzaro di Betania, personaggio biblico protagonista di un episodio di resurrezione nel Vangelo di Giovanni. Tuttavia, a differenza del miracolo religioso, la sindrome ha spiegazioni fisiologiche, seppur non ancora completamente chiarite.
Le possibili cause: ipotesi scientifiche e fattori di rischio
Le ipotesi più accreditate ruotano attorno a meccanismi fisiologici legati all’interruzione della rianimazione. Uno dei fattori più frequentemente citati è l’effetto dell’accumulo di pressione intratoracica durante le compressioni toraciche. Una volta sospesa la RCP, questa pressione si riduce bruscamente, consentendo al cuore di riavviare l’attività in maniera autonoma.
Altre teorie parlano di ritardo nell’assorbimento dei farmaci somministrati durante la rianimazione, oppure di errori nell’identificazione dei segni vitali minimi, soprattutto in soggetti anziani o in condizioni di ipotermia estrema.
Si tratta in ogni caso di un evento eccezionale, che mette in discussione anche la tempistica e le modalità di certificazione della morte clinica. Alcuni esperti propongono infatti di attendere almeno 10 minuti dopo la fine della RCP prima di dichiarare ufficialmente il decesso, proprio per escludere questo tipo di casi limite.






