Nuovi farmaci per i tumori: Ema e Fda prendono decisioni diverse, generando incertezze per i malati: la situazione
Nel panorama della lotta contro il cancro, l’approvazione di nuovi farmaci rappresenta un momento cruciale per i pazienti. Tuttavia, è emerso che le agenzie regolatorie europee e statunitensi, l’Ema (European Medicines Agency) e la Fda (Food and Drug Administration), adottano approcci differenti, talvolta giungendo a conclusioni opposte riguardo l’approvazione di terapie oncologiche. Questa diversità di metodologia solleva interrogativi significativi sulla disponibilità e sull’affidabilità dei trattamenti per i malati di cancro. La recente ricerca dell’Università di Torino, pubblicata su Lancet Oncology, fornisce nuovi spunti per comprendere queste differenze.
Le filosofie a confronto
Il principale punto di divergenza tra Ema e Fda risiede nella loro filosofia di approvazione. Mentre la Fda tende a concedere autorizzazioni più ampie e rapide, il che può tradursi in un accesso più veloce a nuovi farmaci, ci sono anche rischi associati a questa approvazione accelerata. Al contrario, l’Ema adotta un approccio più conservativo, richiedendo più tempo per garantire che ci siano prove solide riguardo all’efficacia e alla sicurezza dei farmaci prima di considerarli idonei per l’uso clinico. Gianluca Miglio, professore di farmacologia all’Università di Torino, sottolinea che, sorprendentemente, oltre il 50% dei farmaci analizzati è stato approvato per popolazioni diverse, il che implica che pazienti con lo stesso tipo di cancro possano avere accesso a trattamenti differenti a seconda della loro ubicazione geografica.
Disuguaglianze nell’accesso alle cure
L’accesso ai farmaci non è solo una questione di approvazione normativa, ma riflette anche disuguaglianze profonde legate a fattori socioeconomici. La realtà è che le possibilità di cura per i malati di cancro variano in modo significativo a seconda di dove si vive, del livello di istruzione e delle risorse finanziarie disponibili. Queste disparità si ampliano ulteriormente: chi proviene da contesti più svantaggiati ha meno opportunità di guarire. In Italia, una ricerca ha rivelato che il 26% dei pazienti oncologici sperimenta una “tossicità finanziaria“, ovvero un impoverimento economico a causa delle spese legate alla malattia.
Lo studio dell’Università di Torino
Il recente studio condotto dai ricercatori torinesi ha esaminato 162 indicazioni terapeutiche di 80 medicinali per tumori solidi e del sangue approvati da Ema tra gennaio 2015 e settembre 2022, mettendoli a confronto con le approvazioni della Fda. I risultati hanno evidenziato discrepanze significative nel 51,9% dei casi. Queste differenze riguardano vari aspetti, tra cui la collocazione del farmaco nella terapia, la necessità che i pazienti siano refrattari a trattamenti precedenti, e le caratteristiche specifiche dei pazienti.
Armando Genazzani, docente al Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco, chiarisce che l’obiettivo dello studio non è quello di stabilire quale agenzia sia superiore, ma di illustrare la complessità delle decisioni che influenzano milioni di malati. Le agenzie si trovano a bilanciare la necessità di rendere i farmaci disponibili a un numero maggiore di pazienti con l’esigenza di garantire che la loro efficacia e sicurezza siano adeguatamente dimostrate.
Pro e contro delle approvazioni europee e americane
Le differenze tra Ema e Fda si traducono in vantaggi e svantaggi. Da un lato, i pazienti americani possono avere accesso a una gamma più ampia di farmaci, ma con il rischio di un’epidemiologia di effetti collaterali imprevisti e ritiri dal mercato. Dall’altro, i pazienti europei godono di una maggiore certezza riguardo l’efficacia dei farmaci, sebbene possano affrontare attese più lunghe per l’approvazione.
In Italia, la disponibilità di nuove terapie anticancro è in genere più rapida rispetto alla media europea, con un tempo di attesa di circa 14 mesi, rispetto ai 18 mesi di media nell’Unione Europea. Tuttavia, persistono problemi burocratici a livello regionale e ospedaliero, legati ai Prontuari Terapeutici, che possono rallentare ulteriormente l’accesso ai farmaci. Secondo Massimo Di Maio, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), è necessario semplificare questo passaggio per garantire che tutti i pazienti abbiano accesso tempestivo ai trattamenti necessari.
La questione dell’approvazione dei farmaci oncologici da parte delle agenzie regolatorie è complessa e interconnessa con una serie di fattori, tra cui le politiche sanitarie nazionali, le risorse economiche e le differenze culturali. La sfida rimane quella di garantire che i pazienti possano beneficiare di terapie innovative, senza compromettere la sicurezza e l’efficacia.