Con le festività di Natale e di fine anno alle porte, nelle case italiane è consueto ritrovarsi attorno a tavole ricche di piatti tipici e prelibatezze. Inevitabilmente, però, molti si trovano a dover gestire gli avanzi alimentari provenienti da pranzi e cene, un aspetto che richiede attenzione per evitare sprechi e garantire la sicurezza alimentare. A fornire indicazioni precise è l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che ha elaborato un decalogo per la corretta conservazione e il consumo in sicurezza degli avanzi di cibo.
Avanzi di Natale: l’importanza della pianificazione e della corretta conservazione
Il primo passo fondamentale, sottolineato dall’Iss nell’ambito del progetto SAC (Sicurezza Alimentare Casalinga), è la pianificazione attenta della spesa in base al numero di ospiti per limitare gli sprechi. Dopo il pasto, è essenziale trasferire gli avanzi in recipienti puliti e chiusi, evitando di lasciarli nelle pentole di cottura, per prevenire contaminazioni.
Gli avanzi devono essere riposti in frigorifero o congelatore entro poche ore dalla preparazione, non superando le due ore a temperatura ambiente. L’Iss raccomanda di conservare i cibi cotti in frigorifero per non più di 2-3 giorni e di sistemarli nei ripiani alti, separandoli dagli alimenti crudi per evitare contaminazioni crociate.
Rischi e accorgimenti per la salute
Tra i principali rischi legati alla gestione degli avanzi – e non solo a Natale – vi è la contaminazione e il deterioramento degli alimenti, soprattutto se sottoposti a ripetuti cicli di riscaldamento e raffreddamento. Per questo motivo, è consigliato riscaldare solo la porzione che si intende consumare.
L’Iss raccomanda inoltre di prestare particolare attenzione ai piatti deperibili come creme, salse e insalata russa, evitando continui spostamenti tra frigorifero e tavola. Per il congelamento, è preferibile utilizzare contenitori adatti al freezer e suddividere le preparazioni in porzioni piccole da consumare in un’unica volta.
Infine, è fondamentale non consumare alimenti che mostrino segni di deterioramento, come muffe, odori sgradevoli, alterazioni di colore o consistenza, per tutelare la salute dei consumatori.
Il decalogo è il risultato del progetto SAC, coordinato dalla biologa Antonella Maugliani, che mira a migliorare la comunicazione sulla sicurezza alimentare e a supportare i consumatori nelle loro scelte tramite strumenti digitali dedicati.






