I danni si trasmettono per via ereditaria
Le sigarette elettroniche, spesso percepite come alternativa più sicura al tabacco, potrebbero essere molto più pericolose di quanto si pensasse. Lo afferma la professoressa Erika von Mutius, a capo del dipartimento di Salute Ambientale dell’Helmholtz Munich, che in un recente studio ha dimostrato come i danni da vaping possano estendersi non solo a chi utilizza le e-cig, ma anche ai figli futuri. Un allarme scientifico che cambia completamente la percezione del fenomeno, lo riferisce il sito di Repubblica.
Durante il Festival della Salute che si terrà l’11 ottobre all’Università di Padova, la ricercatrice presenterà i risultati di un grande progetto finanziato con i fondi del Premio Balzan, vinto nel 2019 insieme al team del Centro Tedesco per la Ricerca Polmonare (DZL). Una ricerca che sta riscrivendo le basi della tossicologia legata al vaping e ai suoi effetti di lunga durata.
Gli effetti sui figli che devono ancora nascere
Secondo von Mutius, la nicotina vaporizzata non si limita a provocare danni diretti ai polmoni degli utilizzatori, ma può alterare il DNA e il sistema respiratorio della prole. Gli studi, condotti su modelli animali e poi confermati da osservazioni epidemiologiche, mostrano che l’esposizione alla nicotina prima del concepimento, sia nella madre che nel padre, compromette lo sviluppo delle vie respiratorie dei figli. Le cellule polmonari dei nascituri mostrano una ridotta capacità di rigenerazione, aprendo la strada a malattie croniche come asma e bronchiti fin dall’infanzia.
Un dato ancora più inquietante è che tali effetti non dipendono necessariamente dal consumo diretto. Bastano anni di esposizione al vapore, anche in adolescenza, per produrre alterazioni genetiche trasmissibili. In altre parole, gli adolescenti di oggi potrebbero compromettere la salute dei propri figli di domani. “È un rischio invisibile ma reale – spiega von Mutius – perché il vaping agisce su meccanismi molecolari che si riflettono sulla discendenza”.
L’allarme in Italia: un adolescente su tre svapa
In Italia, i numeri dell’Istituto Superiore di Sanità confermano che il problema riguarda da vicino le nuove generazioni: uno studente su tre tra i 14 e i 17 anni utilizza sigarette elettroniche, e quasi l’87% inala liquidi contenenti nicotina. Il 36% svapa quotidianamente, mentre circa il 20% supera i 200 tiri al giorno. Più della metà riferisce sintomi come tosse, bruciore, irritazione alla gola o difficoltà respiratorie. Ancora più preoccupante, oltre il 60% dei giovani è policonsumatore, alternando e-cig, tabacco riscaldato e sigarette tradizionali.
Gli effetti diretti della nicotina: infiammazione e danni ai polmoni
Gli effetti diretti della nicotina sono ormai ben documentati: infiammazioni croniche, alterazioni strutturali dei bronchi e una progressiva riduzione della capacità respiratoria. Studi internazionali mostrano un aumento di tosse persistente e respiro sibilante tra gli utilizzatori, indipendentemente dall’abitudine al fumo classico. “La nicotina inalata in forma vaporizzata – aggiunge von Mutius – non è meno tossica, anzi, può penetrare più facilmente nei tessuti, amplificando i danni a lungo termine”.
Un rischio invisibile per le generazioni future
La comunità scientifica lancia così un messaggio chiaro: le e-cig non sono un’alternativa innocua. Al contrario, rischiano di diventare un nuovo vettore di malattie respiratorie e genetiche, con conseguenze che travalicano una singola generazione. Mentre il marketing le presenta come simbolo di libertà e modernità, la scienza mostra che dietro ogni nuvola di vapore si nasconde un’eredità di rischi — per sé e per chi verrà dopo.






