Chicago, 31 maggio – Le molecole anti-obesità come la semaglutide, utilizzate nei pazienti diabetici, mostrano una riduzione moderata del rischio di quattordici tumori correlati all’obesità, in particolare il cancro del colon-retto, secondo uno studio svolto tra il 2013 e il 2023 su oltre 170.000 pazienti. Presentata al Congresso Annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), la ricerca sottolinea l’importanza degli agonisti del recettore del GLP-1 nella prevenzione oncologica
Un nuovo studio osservazionale ha messo in luce il potenziale dei farmaci agonisti del recettore del GLP-1 nel ridurre il rischio di sviluppare tumori correlati all’obesità nei pazienti diabetici. Presentato durante il congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) a Chicago, questo studio ha coinvolto oltre 170.000 pazienti americani tra il 2013 e il 2023, rivelando risultati promettenti che potrebbero cambiare l’approccio terapeutico per la gestione del diabete e dell’obesità.
Risultati significativi dello studio
I ricercatori hanno confrontato due gruppi di pazienti: uno trattato con agonisti del GLP-1, come la semaglutide, e l’altro con inibitori della dipeptidil peptidasi-4 (DPP-4). I risultati hanno mostrato che i pazienti in terapia con agonisti del GLP-1 hanno un rischio inferiore del 7% di sviluppare tumori correlati all’obesità, e un abbattimento dell’8% nella mortalità per tutte le cause. Questi dati evidenziano l’importanza di tali farmaci nella prevenzione del cancro.
Differenze di genere nei risultati
L’analisi ha anche rivelato differenze significative tra i sessi. Mentre gli uomini non hanno mostrato differenze statisticamente rilevanti, le donne in terapia con agonisti del GLP-1 hanno registrato un rischio inferiore dell’8% di sviluppare tumori correlati all’obesità e una riduzione del 20% nella mortalità generale. I tumori del colon e del retto hanno mostrato i benefici più evidenti, con una riduzione rispettivamente del 16% e del 28% nei casi di cancro.
Importanza della ricerca futura
Lucas Mavromatis, principale autore dello studio e ricercatore presso la NYU Grossman School of Medicine, ha sottolineato l’importanza di questi risultati nel contesto dell’obesità come fattore di rischio significativo per il cancro. Nonostante l’evidenza incoraggiante, sono necessarie ulteriori ricerche per stabilire un nesso causale diretto e valutare gli effetti di questi farmaci anche in pazienti non diabetici. La metodologia dello studio, che ha impiegato tecniche avanzate di analisi dei dati, ha contribuito a ottenere risultati robusti e a ridurre i bias.