Roma, 21 luglio 2025 – L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha reso noto che dall’inizio dell’anno in Italia sono stati confermati 10 casi di infezione da West Nile virus nell’uomo, con una concentrazione particolare di casi nel Lazio, precisamente nella provincia di Latina. La notizia arriva all’indomani del decesso di una donna nella stessa area, evento che ha destato preoccupazione e attenzione nelle autorità sanitarie.
West Nile, distribuzione e caratteristiche dei casi nel Lazio
Dei sette casi segnalati nella regione Lazio, sei hanno manifestato la forma neuro-invasiva della malattia, mentre un caso si è presentato con sintomi febbrili più lievi. La distribuzione per sesso indica quattro uomini e tre donne colpiti. Il dato, secondo l’ISS, è in linea con quanto registrato nel 2024, anno in cui al 25 luglio erano stati riportati 13 casi senza decessi, ma che successivamente ha visto un aumento significativo dei contagi, raggiungendo 460 casi totali con 20 decessi.
Sorveglianza e trend epidemiologico in Italia
La sorveglianza del West Nile virus (WNV) in Italia è regolata dal Piano Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi (PNA) 2020-2025, che integra la sorveglianza veterinaria e umana su tutto il territorio nazionale, con un’intensificazione nei mesi estivi e autunnali nelle aree endemiche. Il sistema di monitoraggio coinvolge le Regioni, l’ISS e il Ministero della Salute, con aggiornamenti periodici che evidenziano come il virus sia ormai endemico in Italia.
Da gennaio a luglio 2025, oltre ai casi di West Nile, sono stati segnalati anche 83 casi di dengue e 51 di chikungunya, con un singolo caso autoctono per entrambe le malattie, secondo i dati ISS. Per quanto riguarda il WNV, attualmente sono stati confermati 5 casi di infezione, di cui 4 con manifestazioni neuro-invasive distribuite in Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio, e un caso di febbre in Veneto.
La trasmissione del virus avviene principalmente tramite zanzare del genere Culex, con gli uccelli che fungono da serbatoio naturale. Il virus si manifesta con sintomi iniziali simil-influenzali, ma può evolvere in forme gravi con complicanze neurologiche, specialmente negli anziani o soggetti immunodepressi. La sorveglianza continua a rappresentare uno strumento fondamentale per il controllo e la prevenzione del virus nel nostro Paese.
Un aumento silenzioso di West Nile e altre malattie infettive
Tra il 2006 e il 2023, in Italia sono stati registrati oltre 1.500 casi di dengue e più di 140 di chikungunya importati, mentre quasi 500 persone hanno contratto queste malattie direttamente sul territorio nazionale. Dati che, secondo la Società italiana di medicina ambientale (Sima), evidenziano “un cambiamento profondo e silenzioso nella geografia delle malattie infettive” e l’urgenza di adottare misure di protezione efficaci, specialmente alla luce dell’emergenza legata al virus West Nile.
Il ruolo del cambiamento climatico
Il rapporto “Climate Change 2022” dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) segnala che nell’ultimo decennio il rischio globale di trasmissione dei virus arbovirali — come dengue, chikungunya, Zika e febbre gialla — è cresciuto del 30%. In Europa, in particolare, i casi autoctoni di dengue sono aumentati del 600% tra il 2010 e il 2022, passando da 10 casi registrati nel 2010 a oltre 70 nel 2022. A trasmettere questi virus è principalmente la zanzara tigre (Aedes albopictus), una specie invasiva ormai stabilmente insediata in tutta la penisola italiana.
Zanzare e mutamenti ambientali
Il cambiamento climatico gioca un ruolo decisivo in questa evoluzione: l’innalzamento delle temperature globali, la crescente frequenza di eventi meteorologici estremi come piogge intense, alluvioni, periodi di siccità alternati a umidità persistente, stanno progressivamente estendendo il raggio d’azione delle zanzare vettori di virus. Di fronte a questo scenario, la Sima sottolinea l’importanza di una sorveglianza entomologica e virologica costante, in particolare nei mesi caldi, da maggio a ottobre.
Le azioni quotidiane e sistemiche per la prevenzione
Secondo il presidente della Sima, Alessandro Miani, la prevenzione comincia dai gesti quotidiani: evitare ristagni d’acqua nei cortili, svuotare i sottovasi, coprire i bidoni, utilizzare zanzariere e repellenti, soprattutto nelle ore del crepuscolo. A livello sistemico, è indispensabile adottare l’approccio One Health — riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) — che integra salute umana, animale e ambientale come risposta coordinata alle nuove sfide sanitarie.
La Sima invita a puntare su interventi urbanistici mirati, una regolamentazione più efficace dell’uso dei pesticidi, il miglioramento dei sistemi di drenaggio urbano e l’introduzione di screening per i viaggiatori provenienti da zone endemiche. Tutte queste misure, secondo l’associazione, sono tasselli fondamentali per costruire una resilienza diffusa e duratura di fronte all’avanzare delle malattie infettive veicolate da vettori.






