Catanzaro, 11 agosto 2025 – A seguito dei recenti casi di intossicazione da botulino in Calabria e Sardegna, l’attenzione si concentra sulle corrette pratiche di conservazione domestica degli alimenti per prevenire questa grave intossicazione. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha ribadito l’importanza di seguire rigorose norme igieniche e tecniche specifiche per evitare contaminazioni da Clostridium botulinum, il batterio responsabile della produzione della pericolosa tossina botulinica.
Il batterio Clostridium botulinum e le sue caratteristiche
Il Clostridium botulinum è un batterio Gram positivo, sporigeno, anaerobio obbligato, ubiquitario e presente in molti ambienti naturali, come il suolo, i sedimenti marini e lacustri. Le sue spore, forme di resistenza particolarmente durevoli, possono restare quiescenti per decenni e germinare in condizioni favorevoli, ossia in assenza di ossigeno, con pH superiore a 4,6 e adeguata quantità di acqua libera nell’alimento. Il batterio produce una tossina proteica estremamente potente che agisce bloccando il rilascio di acetilcolina a livello della giunzione neuromuscolare, causando una paralisi flaccida e potenzialmente letale.
Dal punto di vista biologico, la tossina è termolabile e si inattiva a temperature superiori a 80 °C, ma è resistente ai succhi gastrici. Questa tossina è nota anche per i suoi impieghi medici, ad esempio nella preparazione del Botox per trattamenti estetici o terapeutici.
Rischi alimentari e consigli per la conservazione domestica
In Italia, la maggior parte dei casi di intossicazione da botulino è riconducibile al consumo di conserve vegetali fatte in casa, come olive nere in salamoia, conserve di funghi sott’olio, cime di rapa, nonché prodotti a base di carne e pesce, soprattutto tonno. Gli alimenti freschi generalmente non rappresentano un rischio, poiché la presenza di ossigeno impedisce lo sviluppo del batterio.
L’ISS consiglia di adottare alcune precauzioni fondamentali per la preparazione sicura di conserve casalinghe:
- Acidificazione: cuocere le verdure in una soluzione di acqua e aceto in parti uguali per garantire un pH inferiore a 4,6, condizione che impedisce la germinazione delle spore.
- Pastorizzazione: dopo il riempimento e la chiusura ermetica dei vasi, immergerli in acqua bollente per almeno 15-20 minuti (per vasi da 350-400 grammi), al fine di inattivare eventuali tossine.
- Marmellate e confetture: utilizzare proporzioni uguali di frutta e zucchero o aggiungere succo di limone per aumentare l’acidità e prevenire lo sviluppo del botulino.
- Evitare riduzioni arbitrarie di sale e aceto nelle ricette tradizionali, poiché questi agenti conservanti sono fondamentali per la sicurezza alimentare.
È importante segnalare che i prodotti industriali sono generalmente sicuri grazie a processi standardizzati e controlli stringenti.
I sintomi dell’intossicazione da botulino
L’intossicazione da botulino si manifesta con sintomi neurologici che compaiono da poche ore fino a 15 giorni dopo l’ingestione dell’alimento contaminato, con una media di 24-72 ore nei casi italiani. I segni più frequenti includono diplopia, ptosi palpebrale, difficoltà nell’articolazione della parola, secchezza delle fauci, stipsi e, nei casi più gravi, insufficienza respiratoria da paralisi dei muscoli respiratori.
La diagnosi si basa sull’osservazione clinica e sulla storia alimentare del paziente, con conferma laboratoristica tramite ricerca di tossine nel sangue, feci e residui alimentari. La terapia prevede il ricovero ospedaliero, spesso in terapia intensiva, supporto alla ventilazione e somministrazione tempestiva di siero antitossina distribuito dal Ministero della Salute.
La prevenzione rimane la strategia più efficace, specie per le conserve domestiche che, se preparate senza le dovute cautele, possono rappresentare un serio pericolo per la salute pubblica.
Per approfondire: Intossicazione da botulino, quali sono i cibi più a rischio?






