Roma, 19 dicembre 2025 – Con l’arrivo dell’inverno, l’influenza stagionale continua a rappresentare un problema di salute pubblica in Italia, con oltre 800mila connazionali colpiti nell’ultima settimana. Il sistema di sorveglianza integrata dei virus respiratori RespiVirNet, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), segnala un aumento significativo delle infezioni respiratorie, soprattutto tra i bambini più piccoli, e anticipa un picco epidemico dopo le festività natalizie. Al centro dell’attenzione vi è la cosiddetta “variante K”, sottoclade del virus influenzale A(H3N2), responsabile di una rapida diffusione ma non associata a una maggiore gravità clinica rispetto alle stagioni precedenti.
La variante K: diffusione e caratteristiche
Secondo l’ultimo rapporto RespiVirNet, nella settimana dall’8 al 14 dicembre l’incidenza delle infezioni respiratorie acute ha raggiunto 14,7 casi ogni 1.000 assistiti, in crescita rispetto alla settimana precedente. La fascia d’età più colpita rimane quella dei bambini da 0 a 4 anni, con circa 42 casi per mille. La variante K, appartenente al subclade 2a.3a.1 del virus A(H3N2), è attualmente il ceppo prevalente in Italia.
Nonostante la sua rapida diffusione e l’elevata contagiosità, gli esperti dell’ISS rassicurano: “non si osserva un aumento nella severità delle manifestazioni cliniche”. Tuttavia, la variante K si distingue per la sua capacità di eludere l’immunità residua della popolazione, dovuta a mutazioni significative rispetto ai ceppi influenzali inclusi nel vaccino stagionale.
Ivan Gentile, professore ordinario di Malattie infettive presso l’Università Federico II di Napoli, spiega che la pericolosità della variante risiede nella maggiore suscettibilità della popolazione, soprattutto perché il virus H3N2 ha circolato meno negli anni scorsi, riducendo l’immunità collettiva. Questo scenario potrebbe determinare un picco anticipato e più intenso dei casi di influenza rispetto alle stagioni precedenti.

Sintomi, complicanze e gruppi a rischio
I sintomi dell’influenza associata alla variante K sono coerenti con quelli tipici dell’influenza stagionale, ma spesso risultano più marcati. I pazienti manifestano febbre alta, forte affaticamento, dolori muscolari intensi, mal di gola, brividi e congestione nasale. Nei bambini sono comuni anche vomito e diarrea.
L’infezione, se non trattata tempestivamente, può evolvere in complicanze più gravi quali otiti, sinusiti, bronchiti e polmoniti. Le categorie maggiormente vulnerabili includono gli anziani sopra i 65 anni, i bambini sotto i 5 anni, le donne in gravidanza e le persone con patologie croniche come diabete, malattie cardiache o respiratorie.
L’attenzione alla tempestiva diagnosi e gestione è fondamentale per evitare aggravamenti, soprattutto in questi gruppi. La durata media dell’influenza si attesta intorno ai 5 giorni, ma la tosse e altri sintomi respiratori possono protrarsi anche per più di due settimane. In caso di persistenza o peggioramento dei sintomi è consigliabile consultare il medico di famiglia.
Vaccinazione e prevenzione: perché è importante agire subito
La vaccinazione antinfluenzale rimane lo strumento più efficace per prevenire forme gravi della malattia e ridurre il carico sul sistema sanitario. Nonostante la variante K presenti mutazioni che ne riducono la corrispondenza con il vaccino attuale, i dati disponibili indicano che la vaccinazione mantiene un’efficace protezione soprattutto contro ospedalizzazioni e decessi.
L’ISS e gli esperti sanitari sottolineano l’importanza di vaccinarsi tempestivamente, poiché la protezione completa si sviluppa dopo circa due settimane dalla somministrazione. Il Ministero della Salute raccomanda e offre gratuitamente il vaccino a categorie a rischio: anziani, bambini, donne in gravidanza, persone con malattie croniche e personale sanitario.
Il professor Gentile invita tutti a considerare la vaccinazione non solo come un atto di tutela personale ma anche come una misura sociale di protezione collettiva, soprattutto in vista di un possibile picco influenzale anticipato.
In aggiunta alla vaccinazione, rimane fondamentale adottare misure di prevenzione come il frequente lavaggio delle mani, l’uso di mascherine chirurgiche in ambienti affollati e la limitazione dei contatti durante i periodi di maggiore circolazione virale.

Terapie antivirali: una risorsa spesso sottovalutata
Oltre alla vaccinazione, gli antivirali rappresentano un’opzione terapeutica efficace per ridurre la gravità e la durata della malattia, specialmente se somministrati precocemente nei soggetti a rischio. Farmaci come gli inibitori della neuraminidasi non mostrano una riduzione di efficacia contro la variante K e possono prevenire complicanze severe come la polmonite e la necessità di ricovero ospedaliero.
L’uso degli antivirali può essere indicato sia come trattamento terapeutico sia come profilassi post-esposizione per persone fragili non vaccinate che hanno avuto contatti con casi confermati.
La sorveglianza continua e l’aggiornamento sui ceppi virali circolanti restano strumenti chiave per modulare le strategie di prevenzione e cura, alla luce della naturale evoluzione del virus influenzale. La stagione influenzale 2025-2026, con la prevalenza della variante K, conferma così l’importanza di un approccio integrato tra vaccinazione, prevenzione comportamentale e terapia tempestiva per mitigare l’impatto dell’influenza sulla popolazione italiana.






