Roma, 31 dicembre 2025 – L’influenza stagionale sta colpendo duramente l’Italia in questo periodo di fine anno, con un’impennata significativa dei casi attribuibili alla variante K del virus influenzale A(H3N2). Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), questa sottoclade ha mostrato una diffusione più rapida e capillare rispetto alle precedenti stagioni influenzali, coinvolgendo già circa un milione di italiani costretti a letto e spingendo la sorveglianza epidemiologica verso un attento monitoraggio.
Influenza, la nuova variante K: caratteristiche e diffusione
La variante K, identificata come sottoclade J.2.4.1 del virus influenzale A(H3N2), è emersa a partire dall’agosto 2025 e si è rapidamente diffusa in numerosi Paesi dell’emisfero settentrionale. L’OMS ha illustrato che questa sottoclade presenta mutazioni genetiche significative rispetto ai ceppi A(H3N2) tradizionali, conferendo al virus una maggiore capacità di trasmissione. Nonostante ciò, attualmente non si registra un aumento della gravità della malattia, in termini di ricoveri ospedalieri, accessi in terapia intensiva o mortalità.
Il quadro sintomatologico della variante K, tuttavia, appare più marcato rispetto a quello delle precedenti forme A(H1N1), con febbre alta, stanchezza intensa, dolori muscolari, mal di gola, brividi e rinorrea. In alcuni casi, soprattutto nei bambini, si manifestano anche vomito e diarrea. Gli esperti sottolineano che, se non adeguatamente trattata, l’infezione può evolvere in complicanze serie quali otiti, bronchiti e polmoniti, soprattutto nelle categorie più vulnerabili: anziani sopra i 65 anni, donne in gravidanza, bambini piccoli e persone con patologie croniche.
L’ISS ha inoltre evidenziato che la variante K si inserisce in un contesto complesso, caratterizzato dalla contemporanea circolazione di altri virus respiratori e da una popolazione meno esposta negli ultimi anni all’influenza, rendendo molte persone più suscettibili alle infezioni.

Sintomi e diagnosi differenziale: distinguere tra virus e infezioni batteriche
La diffusione della variante K ha generato un aumento dei casi di influenza e di altre infezioni respiratorie acute, con un’incidenza totale salita a 12,4 casi per 1.000 assistiti nella settimana 1-7 dicembre 2025, secondo il bollettino RespiVirNet dell’ISS. L’incremento più rilevante si osserva nella fascia d’età 0-4 anni, con circa 38 casi per 1.000 assistiti.
Per i medici e i pazienti diventa cruciale riconoscere i sintomi al fine di differenziare un’infezione virale da una batterica, condizione che richiede approcci terapeutici differenti. I sintomi classici della variante K si manifestano con febbre elevata e dolori muscolari diffusi, accompagnati da tosse secca e mal di gola, mentre la presenza di espettorato purulento, dolore localizzato e febbre persistente può suggerire un’infezione batterica secondaria. Inoltre, la presenza di vomito e diarrea nei bambini, tipici della variante K, aiuta a indirizzare la diagnosi verso il virus influenzale.
L’identificazione corretta è fondamentale per evitare l’uso inappropriato di antibiotici e per attuare tempestivamente le misure di supporto e trattamento antivirale quando indicato.
Vaccini e prevenzione: l’importanza della copertura immunitaria
Nonostante le mutazioni genetiche che caratterizzano la variante K, le prime stime confermano che i vaccini antinfluenzali stagionali mantengono una protezione significativa, soprattutto contro le forme più gravi della malattia che richiedono il ricovero ospedaliero. L’OMS raccomanda con forza la vaccinazione, in particolare per le fasce a rischio, ovvero anziani, bambini, donne in gravidanza e persone con patologie croniche, oltre a chi si prende cura di questi soggetti.
La vaccinazione non solo riduce il rischio di complicanze gravi ma contribuisce anche a contenere l’impatto sul sistema sanitario, già sotto pressione per la concomitanza di altre patologie respiratorie tipiche della stagione invernale.
L’ISS sottolinea che, sebbene l’efficacia del vaccino nel prevenire la malattia clinica possa variare, la copertura vaccinale rappresenta ancora oggi uno degli strumenti più efficaci per la salute pubblica.
L’arrivo del Capodanno e l’impatto sociale dell’influenza
Con l’avvicinarsi delle festività di Capodanno, momento in cui tradizionalmente si moltiplicano gli incontri sociali e le occasioni di aggregazione, cresce la preoccupazione per la diffusione dell’influenza e della variante K. Il Capodanno, celebrato il 1º gennaio con tradizioni che variano in tutto il mondo, è un momento di festa e condivisione, ma anche di possibile amplificazione della trasmissione virale.
In Italia, ad esempio, si assiste all’usanza di consumare lenticchie e cotechino per portare fortuna, e molte città organizzano eventi con fuochi d’artificio e veglioni. Tuttavia, gli esperti consigliano di mantenere alcune precauzioni igieniche, come il distanziamento ove possibile e l’utilizzo delle mascherine in ambienti chiusi, per limitare i contagi.
La combinazione della maggiore contagiosità della variante K e delle tradizionali celebrazioni richiede quindi un atteggiamento responsabile da parte dei cittadini, al fine di tutelare soprattutto i soggetti più fragili.
Monitoraggio e strategie future
Le autorità sanitarie italiane e internazionali continuano a monitorare l’evoluzione della variante K e la sua incidenza sulla popolazione, integrando le strategie vaccinali con campagne di informazione e raccomandazioni per la gestione clinica dei pazienti.
Parallelamente, la ricerca scientifica si sta concentrando sull’analisi dettagliata delle mutazioni genetiche del virus e sulla messa a punto di nuovi antivirali e vaccini più specifici, con l’obiettivo di migliorare la prevenzione e il trattamento delle future stagioni influenzali.
Nel frattempo, la raccomandazione principale resta quella di vaccinarsi quanto prima, mantenere comportamenti igienici corretti e consultare il medico ai primi sintomi per una diagnosi tempestiva e un intervento adeguato.






