Vaccinarsi contro il fuoco di Sant’Antonio potrebbe ridurre il rischio di demenza senile: i risultati dello studio dell’Università di Stanford su 280.000 anziani in Galles
Recentemente, è emersa una scoperta sorprendente che potrebbe cambiare la prospettiva sulla vaccinazione contro l’Herpes zoster, comunemente noto come fuoco di Sant’Antonio. Un importante studio condotto dall’Università di Stanford ha suggerito che il vaccino contro questo virus potrebbe non solo proteggere le persone dall’infezione dolorosa, ma anche ridurre il rischio di sviluppare demenza senile. Questo studio, che ha coinvolto circa 280.000 anziani in Galles, rappresenta un passo significativo nella ricerca sul legame tra salute neurologica e vaccinazione.
Il legame tra Herpes zoster e demenza
L’Herpes zoster è causato dalla riattivazione del virus della varicella, che rimane latente nei gangli nervosi dopo un’infezione iniziale durante l’infanzia. Quando il sistema immunitario è compromesso, il virus può riattivarsi, provocando eruzioni cutanee dolorose e altri sintomi. Il vaccino è progettato per stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi contro il virus, prevenendo così il risveglio del virus e le complicazioni associate, incluso il fuoco di Sant’Antonio.
Lo studio pubblicato su Nature ha esaminato le cartelle cliniche di anziani nati tra il 1925 e il 1942, monitorando le loro condizioni di salute per un periodo di sette anni, dal 2013 al 2020. I ricercatori hanno scoperto che gli individui vaccinati avevano un rischio di sviluppare demenza inferiore del 20% rispetto a quelli non vaccinati. Questo dato è particolarmente rilevante, poiché la demenza rappresenta una delle più gravi sfide sanitarie per la popolazione anziana, con tassi di incidenza in aumento esponenziale.
Importanza della vaccinazione
La divisione della popolazione in due gruppi – coloro che erano idonei a ricevere il vaccino gratuitamente e quelli che dovevano pagare – ha fornito ai ricercatori una base per comparare i risultati in modo più rigoroso. Questa circostanza fortuita ha permesso di ottenere dati significativi su come la vaccinazione possa influenzare non solo la salute fisica, ma anche quella neurologica degli anziani. Secondo Pascal Geldsetzer, uno dei ricercatori coinvolti nello studio, “per la prima volta possiamo affermare con maggiore sicurezza che il vaccino contro l’Herpes zoster è associato a una riduzione del rischio di demenza“.
Tuttavia, resta da chiarire se il legame trovato sia di natura causale. Sebbene i risultati siano promettenti, gli scienziati avvertono che ulteriori studi sono necessari per confermare definitivamente questo nesso. In particolare, è importante esaminare l’efficacia dei vaccini più recenti, che utilizzano frammenti proteici del virus e potrebbero essere ancora più efficaci nel prevenire non solo l’Herpes zoster, ma anche le sue conseguenze neurologiche.
La sfida della demenza senile
Il fenomeno della demenza senile è in costante crescita nella popolazione globale, e le proiezioni indicano che entro il 2050 il numero di persone affette da demenza potrebbe raggiungere i 152 milioni a livello mondiale. Data questa prospettiva allarmante, la scoperta che un vaccino esistente potrebbe avere un ruolo nel ridurre questo rischio è di fondamentale importanza. La prevenzione della demenza non solo migliorerebbe la qualità della vita degli anziani, ma potrebbe anche alleviare il carico sui sistemi sanitari, sempre più sotto pressione a causa dell’invecchiamento della popolazione.
In Italia, la campagna di vaccinazione contro l’Herpes zoster è già in atto, ma l’adozione da parte della popolazione potrebbe essere migliorata attraverso campagne informative che sottolineano non solo la protezione contro il fuoco di Sant’Antonio, ma anche i potenziali benefici neurologici. Con l’aumento della consapevolezza e l’adeguata formazione del personale sanitario, è possibile che più anziani decidano di vaccinarsi, contribuendo così a una salute pubblica migliore e a una vita più lunga e sana.






