Firenze, 18 giugno 2025 – Circa un paziente oncologico su quattro sviluppa complicanze cardiache, acute o croniche, durante o dopo i trattamenti antitumorali. Questo dato, che riguarda il 20-30% dei pazienti, sottolinea l’importanza crescente della cardio-oncologia, una disciplina medica emergente che unisce oncologia e cardiologia per prevenire, diagnosticare e curare gli effetti collaterali cardiovascolari delle terapie anticancro.
Boom scientifico e primo Congresso Europeo a Firenze
Negli ultimi dieci anni, la cardio-oncologia ha conosciuto un vero e proprio boom scientifico: si è passati da appena sette pubblicazioni internazionali nel 2010 a 371 nel 2020, con un incremento superiore al 5.000%. Questa crescita riflette la crescente attenzione internazionale verso una disciplina che sarà al centro del primo Congresso Europeo di Cardio-Oncologia, organizzato dalla European Society of Cardiology (ESC) a Firenze il 20 e 21 giugno. L’Italia si posiziona oggi al secondo posto al mondo per numero di pubblicazioni scientifiche in questo campo, un risultato che ha contribuito a scegliere Firenze come sede dell’evento.
Tra i protagonisti del congresso ci sarà la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano, che ha sviluppato un modello integrato di diagnosi e cura per la gestione rapida ed efficace del rischio cardiologico nei pazienti oncologici. L’Unità di Cardiologia guidata da Alberto Paolo Barosi concentra in una sola giornata tutti gli accertamenti cardiologici necessari al prericovero, ottimizzando i tempi decisionali e clinici, e riducendo disagi logistici soprattutto per i pazienti provenienti da fuori regione, che rappresentano il 30-40% dei casi.
I rischi per i pazienti oncologici
Le terapie anticancro, pur essenziali per la cura dei tumori, possono causare danni al cuore. Questi effetti collaterali, definiti cardiotossicità, variano in base al tipo di trattamento e alle condizioni cardiache preesistenti del paziente. Le complicanze più comuni includono riduzione della funzione ventricolare sinistra, insufficienza cardiaca, aritmie e ischemia miocardica.
Tra i farmaci maggiormente associati a cardiotossicità vi sono le antracicline, che danneggiano il DNA delle cellule cardiache e aumentano la produzione di radicali liberi, e il trastuzumab, un anticorpo monoclonale usato nel carcinoma mammario HER2-positivo, che può causare disfunzione ventricolare, generalmente reversibile. Anche gli inibitori della tirosin-chinasi e la radioterapia toracica rappresentano fattori di rischio per complicanze cardiovascolari.
Per contrastare questi rischi, il monitoraggio cardiologico è fondamentale prima, durante e dopo i trattamenti oncologici. Tecniche avanzate come l’ecocardiografia tridimensionale, la risonanza magnetica cardiaca e la valutazione dei biomarcatori cardiaci (troponina, NT-proBNP) consentono una diagnosi precoce della cardiotossicità. Inoltre, l’uso di farmaci cardioprotettivi come ACE-inibitori e beta-bloccanti può ridurre il rischio di danni cardiaci senza compromettere l’efficacia oncologica.