Milano, 21 ottobre 2025 – L’IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano continua a consolidare la sua posizione di avanguardia nella ricerca oncologica con nuovi studi che confermano il ruolo cruciale di una dieta mediterranea modificata nella prevenzione e nel trattamento dei tumori. La responsabile della Struttura semplice dipartimentale di Immunologia traslazionale, Licia Rivoltini, esperta di fama internazionale che ha maturato esperienza anche presso i National Institutes of Health negli Stati Uniti, guida una innovativa sperimentazione che evidenzia come in appena due settimane una dieta mirata possa produrre cambiamenti significativi nel sistema immunitario e nel tessuto corporeo.
Le basi immunologiche della prevenzione oncologica
Come riporta il Corriere della Sera, secondo la dottoressa Rivoltini, l’infiammazione sistemica cronica rappresenta uno dei principali fattori che ostacolano il riconoscimento e l’attacco delle cellule tumorali da parte del sistema immunitario. Studi recenti dimostrano che alterazioni immunitarie possono precedere la comparsa stessa del tumore, modificando la prospettiva tradizionale che le considerava esclusivamente conseguenze della malattia. Tali alterazioni coinvolgono l’intero organismo e sono influenzate da fattori genetici, ambientali e, soprattutto, dallo stile di vita, fattore maggiormente modificabile.

La prevenzione oncologica, pertanto, si evolve oltre la semplice diagnosi precoce o la riduzione dei fattori di rischio noti, come il fumo, estendendosi a interventi mirati sul sistema immunitario attraverso modifiche alimentari e attività fisica.
Sperimentazioni innovative sulla dieta antinfiammatoria e la dieta mima-digiuno
Nel contesto di questa ricerca, l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano conduce una sperimentazione che coinvolge pazienti con predisposizione genetica o tumori in fase iniziale. Viene somministrata una dieta antinfiammatoria, ispirata alla tradizionale dieta mediterranea, ma rivisitata con una significativa riduzione delle proteine animali a favore di quelle vegetali, limitato consumo di pesce azzurro e cereali integrali e l’esclusione di alimenti industriali e ultraprocessati ricchi di grassi saturi e zuccheri. Grazie a questo regime alimentare, in sole due settimane si osserva una riduzione dell’infiammazione sistemica e una riattivazione dell’immunosorveglianza nei tessuti mammari e intestinali, meccanismo chiave per bloccare la trasformazione cellulare verso il tumore.
Parallelamente, viene testato il protocollo della fasting mimicking diet o dieta mima-digiuno, un regime a basso contenuto calorico e proteico basato su alimentazione vegetale, brevettato dall’Istituto. Questo approccio di cinque giorni viene sperimentato in combinazione con la chemioterapia per potenziarne l’efficacia e ridurne gli effetti collaterali, distinguendosi dalla dieta antinfiammatoria per l’applicazione in fasi più avanzate della malattia o in ambito terapeutico.
L’esercizio fisico come modulatore immunitario
Non meno rilevante è il ruolo dell’attività fisica. Uno studio condotto dall’INT ha dimostrato che una singola camminata di 80 minuti a ritmo sostenuto diminuisce l’infiammazione sistemica per diversi giorni, replicando effetti già osservati in modelli animali dove l’esercizio ha perfino rallentato la crescita tumorale. Questi dati rafforzano l’idea che la prevenzione oncologica possa e debba includere modifiche dello stile di vita per sostenere la sorveglianza immunitaria.






