La puntura di un calabrone è particolarmente dolorosa e, in soggetti sensibili, può provocare conseguenze anche gravi. Il rischio di incontro con questi insetti aumenta nei mesi caldi, quando si trascorre più tempo all’aperto. Zanzare, tafani, api, vespe e calabroni diventano allora più frequenti, rendendo necessario conoscere i rischi legati alla loro puntura.
Il calabrone, appartenente al genere Vespa, è dotato di un pungiglione collegato a ghiandole velenigene. Il dolore causato dalla puntura deriva dall’iniezione del veleno, che in individui ipersensibili può scatenare reazioni allergiche di varia intensità.
Caratteristiche e comportamento del calabrone
Il calabrone europeo, o Vespa crabro, è il più grande vespide d’Europa e uno degli insetti più temuti per la sua puntura dolorosa. Si nutre di altri insetti e di materiale vegetale, spesso arrecando danni alle coltivazioni di frutta come uva e mele.
Il nido, costruito dalle operaie con fibre vegetali, può trovarsi su tronchi, rami o all’interno di crepe nei muri ed è caratterizzato da un aspetto cartaceo. Generalmente l’insetto evita l’uomo, ma vicino al nido può diventare aggressivo. A differenza delle api, il calabrone può pungere più volte poiché il pungiglione liscio non rimane conficcato nella pelle.
Il veleno del calabrone
Il veleno contiene sostanze tossiche e allergeniche. Le componenti tossiche provocano dolore e vasodilatazione, responsabile del gonfiore locale, mentre gli allergeni possono innescare reazioni del sistema immunitario negli individui sensibili. Nella maggior parte dei casi, il veleno non è letale, ma può scatenare gravi reazioni allergiche, fino allo shock anafilattico.
Un caso particolare è rappresentato dal cosiddetto “calabrone killer” (Vespa velutina), originario della Cina e simile al calabrone europeo. Questo insetto, più aggressivo e potenzialmente pericoloso per individui sensibili, ha suscitato allarmi periodici in Italia.
Sintomi della puntura
Nei soggetti normosensibili, la puntura provoca pomfi arrossati e gonfi accompagnati da dolore acuto. Negli individui ipersensibili, il gonfiore può superare i 5-10 cm, con dolore crescente e possibile comparsa di reazioni sistemiche come orticaria, angioedema, palpitazioni, febbre e spossatezza. Nei casi più gravi può verificarsi difficoltà respiratoria o shock anafilattico, con vertigini, collasso cardiocircolatorio e perdita di coscienza.
Primo intervento e trattamento
Dopo la puntura è fondamentale allontanarsi dall’area per evitare ulteriori punture. Se il pungiglione fosse rimasto conficcato, va estratto con uno strumento sterilizzato. Successivamente, l’area va lavata con acqua e sapone e disinfettata. Per ridurre dolore e infiammazione si possono applicare ghiaccio o acqua fredda e pomate a base di corticosteroidi. Se i sintomi persistono o peggiorano, è necessario rivolgersi a un medico che potrà somministrare corticosteroidi o antistaminici.
In caso di reazioni sistemiche o shock anafilattico, bisogna contattare immediatamente il 118. L’individuo allergico deve rimanere disteso, e se privo di sensi, va posizionato in sicurezza laterale. Chi è allergico conosciuto al veleno deve avere sempre con sé l’autoiniettore di adrenalina prescritto dal medico.
Prevenzione
Prevenire la puntura è fondamentale: occorre evitare i nidi e sostare lontano da alberi da frutto o vegetazione frequentata dai calabroni. Camminare a piedi scalzi sull’erba o indossare abiti larghi e profumi dolci aumenta il rischio di puntura. Durante attività all’aperto, come picnic o raccolta frutta, è consigliabile indossare abiti lunghi e scarpe chiuse, non agitare le braccia in presenza di calabroni e allontanarsi lentamente.
Seguendo queste precauzioni e sapendo come intervenire dopo una puntura, è possibile ridurre significativamente i rischi legati all’incontro con questi insetti.






