Un trattamento per prevenire autismo e schizofrenia: l’obiettivo di uno studio italiano per una nuova frontiera della medicina
Un nuovo studio condotto dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) in collaborazione con l’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, con il supporto della Fondazione Telethon, ha evidenziato come un trattamento con ossitocina alla nascita possa influenzare positivamente lo sviluppo neurologico, prevenendo alcune patologie complesse come i disturbi dello spettro autistico, la schizofrenia e il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD). La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Brain, apre nuove prospettive per interventi preventivi non invasivi.
Ossitocina e barriera ematoencefalica: un nuovo fronte nella prevenzione per l’autismo e la schizofrenia
La barriera ematoencefalica è una struttura fondamentale che protegge il cervello, consentendo il passaggio selettivo di nutrienti e bloccando l’ingresso di sostanze pericolose. Lo studio condotto su modelli preclinici di sindrome di DiGeorge, una malattia genetica caratterizzata da predisposizione a disturbi psichiatrici e neuroevolutivi, dimostra che la somministrazione intranasale quotidiana di ossitocina nei primi sette giorni di vita ha un effetto duraturo nel sigillare questa barriera e nel ridurre i deficit cognitivi, emotivo-relazionali e immunitari associati all’autismo e alla schizofrenia.
I risultati indicano che l’ossitocina alla nascita può rappresentare un trattamento preventivo sicuro e non invasivo per contrastare i disturbi del neurosviluppo legati a difetti nella barriera ematoencefalica, ponendo le basi per future applicazioni cliniche sull’uomo.
Nuove frontiere terapeutiche per la schizofrenia
Parallelamente, la ricerca scientifica internazionale si sta concentrando anche sull’impiego di altre molecole per la cura della schizofrenia. In particolare, i cannabinoidi, e in modo specifico il cannabidiolo (CBD), sono al centro di numerosi studi che ne evidenziano l’efficacia antipsicotica con un profilo di sicurezza superiore rispetto ai farmaci tradizionali. Recenti sperimentazioni cliniche, come quelle condotte dalla GW Pharmaceuticals nel Regno Unito, stanno valutando un farmaco a base di CBD purificato che potrebbe migliorare i sintomi della schizofrenia riducendo gli effetti collaterali degli antipsicotici convenzionali.
Inoltre, farmaci antipsicotici come il Latuda (principio attivo lurasidone), approvato nell’Unione Europea, continuano a essere utilizzati con buoni risultati nel trattamento della schizofrenia, grazie alla loro capacità di modulare i recettori dopaminergici, serotoninergici e noradrenergici nel cervello, contribuendo così a stabilizzare l’attività cerebrale e a ridurre i sintomi psichiatrici.
Lo studio dell’IIT e dell’Ospedale San Martino rappresenta un passo importante nell’ambito delle neuroscienze e della prevenzione delle malattie neurologiche e psichiatriche, confermando il ruolo cruciale della ricerca traslazionale nel migliorare la qualità della vita dei pazienti.






