L’antibiotico-resistenza continua a rappresentare una grave emergenza sanitaria in Italia e in tutta l’Unione Europea, con un impatto drammatico in termini di vite umane e costi per il sistema sanitario. Secondo i dati comunicati oggi dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) durante un convegno organizzato a Roma in collaborazione con la Fondazione Inf-Act, nel nostro Paese si registrano circa 12mila decessi ogni anno attribuibili a infezioni causate da microrganismi resistenti agli antibiotici, corrispondenti a un terzo di tutte le morti ospedaliere.
Antibiotico-resistenza in Italia: dati allarmanti e disparità regionali
Il presidente dell’ISS, prof. Rocco Bellantone, ha evidenziato che questi numeri non sono semplici statistiche, ma riflettono la sofferenza di persone, famiglie e comunità colpite da infezioni che in molti casi potevano essere prevenute o curate efficacemente. La sorveglianza dell’ISS indica che nel 2024 la resistenza dei principali batteri patogeni alle classi più importanti di antibiotici permane elevata, con alcune eccezioni di miglioramento. Tuttavia, per ceppi come Enterococcus faecium resistente alla vancomicina, si registra un preoccupante aumento.
L’analisi regionale mostra una situazione critica soprattutto al Centro Italia, con un’incidenza di 4,4 casi su 100mila residenti, in crescita rispetto al 2017; seguono il Sud e le Isole (3,1 casi) e il Nord (2,8 casi). Le regioni con maggiore incidenza sono Lazio, Puglia ed Emilia-Romagna. La maggior parte dei pazienti colpiti sono uomini tra i 60 e i 79 anni, prevalentemente ricoverati in terapia intensiva. Il batterio più diffuso risulta essere la Klebsiella pneumoniae, con un incremento di ceppi resistenti come il batterio New Delhi.
Un altro dato preoccupante riguarda l’uso insufficiente della soluzione idroalcolica per la disinfezione delle mani negli ospedali italiani, con un consumo mediano di 9,9 litri ogni 1.000 giornate di degenza nel 2024, ben al di sotto dello standard OMS di 20 litri. Le differenze sono marcate tra regioni: il Molise fa registrare il consumo più basso (2,6 litri), mentre l’Emilia-Romagna si attesta al picco positivo di 29,3 litri.
Antibiotico-resistenza in Europa: un fenomeno in crescita
A livello europeo, le infezioni da microrganismi resistenti agli antimicrobici provocano ogni anno oltre 35mila morti, di cui circa 12mila solo in Italia, che si conferma al primo posto per incidenza e mortalità. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) segnala che l’Italia registra un consumo di antibiotici superiore del 10% alla media europea, soprattutto nelle regioni meridionali, nonostante una riduzione del 5,1% nel 2024.
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) riferisce che ogni anno in Europa 4,3 milioni di persone contraggono un’infezione correlata all’assistenza sanitaria, circa un paziente su 14 ricoverato. Di queste infezioni, un terzo è resistente a importanti classi di antibiotici, riducendo drasticamente le opzioni terapeutiche disponibili.
L’AIFA sottolinea come nel 2025 siano stati inseriti nel Fondo dei farmaci innovativi nove nuovi antibiotici attivi contro le infezioni multiresistenti, evidenziando però che la lotta contro l’antibiotico-resistenza rimane una “pandemia silente”. Il presidente dell’AIFA, Robert Nisticò, invita a un approccio globale di tipo One-Health, che integri l’uso appropriato degli antibiotici in ambito umano, veterinario e agricolo e promuova la ricerca indipendente.
Per contrastare efficacemente questa emergenza, sono in programma campagne di sensibilizzazione rivolte sia agli operatori sanitari sia alla popolazione, oltre a strumenti digitali di supporto all’appropriatezza prescrittiva come l’app Aifa Firstline.
Questi dati confermano l’urgenza di rafforzare le strategie di sorveglianza, prevenzione e controllo a livello nazionale e internazionale, così come di promuovere un uso responsabile degli antibiotici per contenere la diffusione di ceppi batterici resistenti e tutelare la salute pubblica.


