Napoli, 19 dicembre 2025 – La gestione della terapia farmacologica negli anziani ospiti delle residenze sanitarie assistenziali (RSA) continua a rappresentare una sfida rilevante, sia per la complessità clinica degli assistiti sia per le pratiche diffuse di alterazione dei farmaci. Questi aspetti sono stati recentemente approfonditi da uno studio nazionale promosso dalla Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) in collaborazione con la Fondazione ANASTE Humanitas, che ha fotografato la realtà delle RSA italiane durante il Prescription Day 2024.
L’elevato carico farmacologico nelle RSA e i rischi correlati
Gli anziani ospiti nelle RSA assumono mediamente otto farmaci al giorno, con un rischio significativo di interazioni farmacologiche pericolose: il 42% degli assistiti è infatti esposto ad almeno un’interferenza tra farmaci, arrivando a casi di sette interazioni contemporanee. Questo dato emerge dalla prima indagine nazionale condotta su 3.400 anziani in 82 strutture di 12 regioni italiane, rappresentative dell’intero territorio nazionale.
La complessità clinica di questi pazienti è elevata: l’età media è di 85 anni, con una prevalenza femminile del 70%, e la presenza di quattro o cinque patologie croniche associate, tra cui la demenza che riguarda oltre la metà degli ospiti. L’elevata esposizione a farmaci cardiovascolari, psicofarmaci e gastroprotettori contribuisce ad aumentare il rischio di effetti avversi e interazioni, in particolare la combinazione di psicofarmaci che può peggiorare lo stato cognitivo e aumentare il rischio di cadute.
Manipolazione dei farmaci: un problema sottovalutato ma pericoloso
Una pratica molto diffusa nelle RSA è la manipolazione dei farmaci per facilitarne la somministrazione a pazienti con difficoltà di deglutizione. Secondo i dati, circa una compressa su tre viene divisa o triturata, mentre più di una capsula su quattro viene aperta e miscelata con cibi o bevande. Tuttavia, queste modifiche risultano inappropriate nel 13% dei casi complessivi, con rischi concreti di inefficacia o tossicità.
L’alterazione dei farmaci può compromettere la dose terapeutica, causando sovradosaggio o sottodosaggio, e può aumentare irritazioni gastrointestinali. Particolare attenzione va riservata alle capsule gastroresistenti e alle formulazioni a rilascio controllato, che non devono mai essere aperte o spezzate, poiché ciò ne compromette la sicurezza ed efficacia. Tra i farmaci più frequentemente alterati in modo non corretto ci sono l’antipsicotico quietapina, il pantoprazolo, l’aspirina, l’antidepressivo trazodone e gli antipertensivi bisoprololo e ramipril.
Oltre al rischio per gli ospiti, la triturazione dei farmaci rappresenta un pericolo anche per il personale infermieristico, esposto a polveri potenzialmente allergeniche o tossiche, specie nel caso di farmaci citotossici, senza adeguati dispositivi di protezione.
L’importanza della competenza geriatrica e delle linee guida aggiornate
Lo studio ha evidenziato come la presenza di un geriatra nelle RSA contribuisca a ridurre significativamente, tra il 24 e il 37%, le interazioni farmacologiche pericolose. Il ruolo del geriatra si conferma dunque cruciale non solo nella valutazione clinica, ma anche nella gestione personalizzata e appropriata delle terapie.
Andrea Ungar, ordinario di Geriatria all’Università di Firenze, direttore della Geriatria e Terapia Intensiva Geriatrica all’ospedale Careggi e presidente SIGG per il biennio 2023-2024, sottolinea l’urgenza di aggiornare e uniformare le raccomandazioni per la somministrazione orale dei farmaci. Attualmente, le liste nazionali “Do not crush” (non triturare) sono frammentarie e non sempre aggiornate, lasciando spazio a errori clinici evitabili.
Alba Malara, presidente della Fondazione ANASTE Humanitas, richiama l’attenzione sulle implicazioni della pratica di camuffare i farmaci in cibi e bevande, che può alterarne l’assorbimento e il metabolismo, compromettendone l’efficacia e aumentando la tossicità.
Le RSA, strutture sociosanitarie di lunga degenza per persone non autosufficienti e con patologie croniche complesse, si trovano di fronte a un crescente carico assistenziale e terapeutico. La normativa italiana definisce le RSA come strutture sanitarie extra-ospedaliere, con una forte integrazione tra prestazioni sanitarie e assistenziali, dove la gestione del farmaco necessita di un approccio multidisciplinare e di una valutazione multidimensionale dei bisogni dell’ospite.
L’indagine SIGG-Anaste rappresenta un passo fondamentale verso una maggiore sicurezza farmacologica nelle RSA, richiamando l’attenzione su un tema spesso sottovalutato ma di grande impatto sulla salute degli anziani.






