Reggio Emilia, 15 settembre 2025 – Dopo anni di stallo e contrasti interni, i Giovani Democratici si apprestano a voltare pagina con la nomina di Virginia Libero a nuova segretaria nazionale. La ventisettenne padovana, già dirigente dell’Unione degli Universitari (Udu) e militante di lungo corso del Partito Democratico, rappresenta la nuova guida designata per rilanciare l’organizzazione giovanile del partito, dopo un lungo periodo caratterizzato da paralisi e commissariamenti.
Virgilia Libero, una nomina che spezza cinque anni di immobilismo
Dopo oltre cinque anni di paralisi politica, ricorsi e rinvii, i Giovani Democratici tornano a un congresso con una candidatura unitaria. La decisione di affidare la segreteria nazionale a Virginia Libero è stata ufficializzata domenica scorsa dalla segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein, durante la Festa nazionale dell’Unità a Reggio Emilia. Schlein ha voluto sottolineare l’importanza del momento, definendolo un esempio di sforzo unitario per tutto il partito: “Voglio ringraziare i Giovani Democratici perché con il loro sforzo unitario danno l’esempio anche a noi”.
Virginia Libero, nata a Selvazzano e cresciuta a Padova, laureanda in Giurisprudenza e già attiva da anni nei movimenti studenteschi e nel circolo Auser Blow Up di Padova, dovrà guidare questa delicata fase di transizione. La sua elezione formale è attesa per novembre, quando più di 600 delegati si riuniranno in Assemblea nazionale per scegliere ufficialmente il nuovo gruppo dirigente.
Il percorso verso questa nomina, tuttavia, è stato tutt’altro che lineare. Il commissariamento della giovanile da parte della direzione nazionale del Pd, deciso a fine luglio 2025, ha imposto tempi stretti e una linea precisa: congresso unitario, candidatura femminile e riduzione dell’autonomia organizzativa interna. Queste direttive, comunicate da Lorenzo Innocenzi, commissario ad acta nominato dal Nazareno, hanno ridotto quasi a zero la libertà decisionale dei Giovani Democratici, portando a una trattativa serrata tra le due principali anime dell’organizzazione, Nuovi Orizzonti e Generazione Prossima.
Solo dopo una riunione durata 17 ore al Nazareno, svoltasi il 12 settembre, è arrivata la svolta che ha portato alla convergenza sulla figura di Libero. Il suo profilo, giovane, donna e con un’esperienza politica consolidata sia nel movimento studentesco che nel Pd, è stato ritenuto idoneo a rompere l’immobilismo e a rappresentare un rilancio dell’organizzazione.
Le tensioni interne e il dubbio sull’autonomia dei Giovani Democratici
Nonostante la convergenza, la scelta di Virginia Libero non è stata accolta con unanimità. Il suo legame con l’Unione degli Universitari (Udu), un’associazione studentesca tradizionalmente vicina alla sinistra ma non direttamente integrata nella giovanile dem, ha sollevato perplessità. Storicamente, i Gd hanno mantenuto rapporti più stretti con la “Primavera degli Studenti”, realtà maggiormente organica al Pd, e questa nuova alleanza ha generato malumori e sospetti, alimentando il dibattito sull’identità politica dell’organizzazione.
Il PD alla fine ha scelto Virginia da una parte per il suo profilo – giovane, donna, con esperienza politica, radicata in Veneto ma con una storia costruita anche nei movimenti come la segretaria del Pd – dall’altra, per la necessità di un volto che potesse mettere fine a cinque anni di immobilismo. Ma la scelta non convince tutti.
Alcuni iscritti hanno parlato apertamente di un “commissariamento mascherato” imposto dal Nazareno, una resa di fatto dell’autonomia interna del movimento giovanile. Altri, più pragmatici, hanno accolto la scelta come un compromesso necessario dopo anni di paralisi e conflitti interni, ritenendo che fosse meglio un accordo unitario piuttosto che continuare con rinvii e divisioni.
Il commissariamento e il congelamento del congresso nazionale, iniziati nel 2024 a causa di contese e denunce di irregolarità nelle votazioni interne, avevano lasciato i Giovani Democratici senza una guida riconosciuta ufficialmente per quasi un anno e mezzo. La situazione, aggravata da lotte di corrente e da un sistema di tesseramento non unificato a livello nazionale, aveva fatto precipitare l’organizzazione in una crisi profonda, con decadenze di segretari eletti e tensioni che si riflettevano anche nelle sedi regionali e provinciali.
Il ruolo storico e l’evoluzione dei Giovani Democratici
I Giovani Democratici sono l’organizzazione giovanile ufficiale del Partito Democratico, fondata nel 2008 dalla fusione tra le giovanili dei Democratici di Sinistra e de La Margherita. Con una base di iscritti fino ai 30 anni, i Gd rappresentano il principale laboratorio politico per le nuove generazioni di militanti di centro-sinistra in Italia. Nel corso della loro storia, hanno rappresentato un importante trampolino di lancio per numerosi dirigenti nazionali e hanno mantenuto un ruolo attivo nelle dinamiche politiche, sia a livello universitario che territoriale.
Tuttavia, negli ultimi anni, l’organizzazione ha dovuto affrontare sfide strutturali e organizzative, tra cui la difficoltà di mantenere un tesseramento nazionale unitario e l’incapacità di garantire processi congressuali trasparenti e condivisi. Questo ha alimentato continui scontri interni, rendendo difficile una leadership stabile e autonoma.
L’attuale commissariamento, voluto dalla segreteria nazionale del Pd guidata da Schlein, appare come un tentativo deciso di riportare ordine e coesione, ma anche di ridefinire i confini dell’autonomia dei Giovani Democratici. Tra le ipotesi al vaglio del Nazareno vi è infatti un possibile abbassamento dell’età massima per l’iscrizione, da 29 a 24 anni, per allinearsi agli standard di altre giovanili europee, e una ridefinizione dello statuto che potrebbe trasformare i Gd in un organismo più vincolato alle decisioni del partito adulto, con minori margini di autonomia politica e organizzativa.
Il dibattito interno resta acceso: per alcuni, il nuovo corso dei Giovani Democratici rappresenta un’opportunità di rilancio e un segnale di unità; per altri, è invece la conferma di un progressivo smantellamento dell’autonomia giovanile in favore della disciplina di partito. La sfida che attende Virginia Libero sarà dunque quella di conciliare queste tensioni e di costruire un progetto politico credibile per i giovani del Pd, in un contesto nazionale e internazionale in continua evoluzione.






