Roma, 28 agosto 2025 – Il vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, ha espresso chiaramente la sua posizione in merito alla tassazione delle banche, sottolineando la necessità che tutte le categorie, incluse le istituzioni finanziarie, contribuiscano fiscalmente, ma senza ricorrere a misure vessatorie.
Banche e tassazione: evitare la persecuzione
Nel corso di una dichiarazione rilasciata oggi, Antonio Tajani ha affermato che “tutti devono pagare le tasse, comprese le banche, ma siamo contrari a studiare un modo per fare la persecuzione delle banche. È un errore gravissimo“. Il riferimento riguarda l’ipotesi di introdurre in manovra una nuova tassazione sulle operazioni di buyback degli istituti bancari. Il leader di Forza Italia ha precisato che le banche “devono dare un contributo“, ma ha ribadito la necessità di una linea di dialogo piuttosto che di imposizioni unilaterali. Tajani ha inoltre ricordato l’intervento del suo partito che due anni fa ha bloccato un tentativo di tassazione sugli extraprofitti, sottolineando come il contributo richiesto alle banche debba seguire modelli equilibrati, come quello adottato lo scorso anno.
Tajani: “Extraprofitto? Concetto più sovietico che italiano”
In una breve dichiarazione rilasciata a Palazzo Chigi, Tajani ha espresso un netto dissenso rispetto all’ipotesi di una nuova tassazione sugli extraprofitto delle banche, tema al centro delle discussioni politiche e finanziarie degli ultimi giorni.
“Quando sento parlare di extraprofitti, mi viene in mente un sistema più sovietico che italiano”, ha affermato Tajani, sottolineando come, dal punto di vista giuridico, il concetto stesso di extraprofitti non abbia fondamento. Per il vicepremier, infatti, “c’è il profitto, e il profitto deve essere tassato, giustamente, così come le banche devono pagare le tasse”, ma ha aggiunto che accanirsi contro il settore bancario sarebbe un errore.
Il riferimento di Tajani si è concentrato soprattutto sulle banche popolari e di credito cooperativo, che a suo avviso rappresentano un elemento cruciale per l’accesso al credito di circa quattro milioni di piccole e medie imprese italiane. “Colpire queste banche significa andare a colpire al cuore il sistema produttivo”, ha evidenziato.






