ROMA, 4 GIU – Il ministro degli Esteri Tajani ha messo in evidenza anche il rispetto da avere nei confronti delle vittime, sottolineando che “la persona assassinata è già vittima una volta, non può diventare vittima due volte: dell’omicidio e della damnatio memoriae”
Nel corso di un’intervista fatta durante la trasmissione “Ping Pong”, su Rai Radio1, Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, ha affrontato la delicata questione della riapertura dei processi, soffermandosi in particolare sul caso dell’omicidio di Garlasco. Tajani ha sottolineato la necessità di riflessione approfondita prima di annunciare pubblicamente la riapertura di un’inchiesta, avvertendo dei rischi di confusione e incertezze che ne potrebbero derivare.
Riflessioni sull’impatto delle decisioni giudiziarie
Durante l’intervista alla trasmissione “Ping Pong”, Tajani ha espresso preoccupazione per il potenziale impatto che tali decisioni possono avere sull’opinione pubblica e sulla percezione della giustizia. “Chiudere processi per poi riaprirli è un fatto che crea una grande confusione nell’opinione pubblica. Si dà un senso di incertezza del diritto”, ha affermato, evidenziando come questo possa minare la fiducia dei cittadini nella giustizia stessa.
Tajani invita al rispetto per le vittime
Tajani ha messo in evidenza anche il rispetto da avere nei confronti delle vittime, sottolineando che “la persona assassinata è già vittima una volta, non può diventare vittima due volte: dell’omicidio e della damnatio memoriae.” Questo punto di vista richiama l’attenzione sulla necessità di una narrazione più rispettosa e attenta da parte dei media, specialmente quando si tratta di casi così complessi e delicati.
Il ministro Tajani ha anche chiamato in causa le autorità investigative, suggerendo che se vi fossero motivi validi per riaprire un’inchiesta, questo dovrebbe avvenire con discrezione e solo se supportato da prove concrete. “Se ci sono prove certe, allora si può dare la notizia”, ha dichiarato, sottolineando l’importanza di non alimentare speculazioni infondate che possano nuocere alla memoria della vittima e alla sua famiglia.
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