Roma, 19 novembre 2025 – A un anno esatto dall’arresto di Alberto Trentini, il cooperante veneziano detenuto in Venezuela, il governo italiano ribadisce il proprio impegno per ottenerne la liberazione. Il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, ha confermato in un’intervista al Messaggero Veneto che l’Italia sta lavorando senza sosta per riportare a casa il 46enne operatore umanitario.
Il caso Alberto Trentini e l’impegno della diplomazia italiana
Alberto Trentini, attivo dal 2024 con l’ONG Humanity & Inclusion, è stato arrestato il 15 novembre 2024 durante un viaggio da Caracas a Guasdualito. Da allora si trova in detenzione presso la Direzione generale del controspionaggio militare a Caracas, senza che siano stati formalmente comunicati i capi di imputazione. Le autorità venezuelane hanno negato anche la possibilità di visite consolari, alimentando le preoccupazioni per le sue condizioni di salute, sebbene l’ultima comunicazione con la famiglia risalga a maggio 2025.

Il ministro Tajani ha sottolineato la complessità della situazione, aggravata dal clima di tensione internazionale tra Caracas e Washington. «La diplomazia degli ostaggi richiede discrezione», ha affermato, ricordando che altri due italiani sono stati recentemente liberati dal governo venezuelano. Tajani ha assicurato che i contatti con il Venezuela sono continui e avvengono anche tramite canali indiretti, pur riconoscendo le difficoltà dovute a questioni interne venezuelane e al contesto geopolitico.
La voce della famiglia e le condizioni della detenzione
La madre di Trentini, Armanda Colusso, ha espresso un duro giudizio sull’operato dell’esecutivo italiano, denunciando la mancanza di contatti con il governo venezuelano fino ad agosto 2025 e definendo la prigionia del figlio «un’ingiustizia di cui non sappiamo darci pace». Ha sottolineato il peso della detenzione sul piano umano, evidenziando come Trentini abbia perso momenti fondamentali della vita familiare, come festività e compleanni.
Un ex detenuto svizzero, recentemente liberato dal carcere di El Rodeo, ha riferito di aver incontrato Trentini durante la prigionia e ha confermato che il cooperante “sta bene”, anche se la detenzione avviene in condizioni difficili e in un contesto di repressione politica crescente. Il caso di Trentini si inserisce infatti in un quadro di forte restrizione dei diritti umani in Venezuela, dove, secondo le Nazioni Unite, si registrano sparizioni forzate e limitazioni alla libertà di numerose ONG.
Antonio Tajani ha ribadito che «non abbiamo dimenticato Alberto» e che l’Italia continuerà a lavorare con determinazione per la sua liberazione.






